Insolitamente pieno di macchine, dal parcheggio dell’Abbazia emergono ombre attirate dai fari di un grande autobus. Gruppeti, sollevati da mormorii più forti col rischiarare del cielo anche se l’aria invita a ripararsi all’interno del mezzo. Si parte, le faccia per nulla marcate dal risveglio prematuro s’illuminano alla voce del presidente che distilla il programma nei tunnel.
Una frenata, ci siamo. Breve camminata fino alle vetrate dell’ingresso di un museo dall’architettura scontata, lo scompiglio regolato dalla faticosa scalinata che sbuca sulla parete da dove si protendono allo sguardo le sorprendenti opere che il presidente dopo varie didascalie pretende di farci capire.
La mente supera l’occhio? I più coriacei ci provano.
Le opere selezionate per la progressione della conoscenza vengono dissezionate davanti a noi..
Il docile gruppo tentenna il capo ma aiutato dalla fame organizza l’abbandono dei Dada.
La pioggia accompagna la visita della città vecchia che col passare delle ore diventa vivace, allegra e colorata, inaspettatamente per una provinciale cittadina svizzera tedesca. I mie pregiudizi al vento. La neve rende il ritorno melanconico dopo le pugnalate al cervello.
Una gita che lascierà dei segni.
Grazie, Christiane