Uno dei temi che più mi stanno a cuore nel mondo delle Arti è la relazione tra classicità e contemporaneità.
Come è giusto che sia, facciamo fatica a capire le manifestazioni artistiche del nostro presente. Alcune di esse sono, senza ombra di dubbio, delle vere e proprie speculazioni commerciali senza ritegno (delle porcherie, meglio detto) altre invece sono il risultato della nuova Arte, quella che rappresenta il nostro tempo e la nostra società con una spinta verso il linguaggio che si svilupperà nel futuro.

Prendiamo ad esempio l’Arte astratta. Troppi ancora la considerano una semplificazione del processo artistico. Vi è ancora chi crede che non si debba fare uno sforzo particolare per creare un’opera di questo genere ma ci si rende conto che non è così, in fondo. Chiunque si sia cimentato in “qualcosa di astratto” è caduto per mancanza di quel quid che molto semplicemente potremmo definire intuito artistico.
L’astrarre è una moda molto antica. L’Arte trova le sue radici nell’astrattismo, poi diventa via via più realistica-figurativa; finché è lo stesso essere umano a distruggere l’Arte creando la macchina per dipingere -la macchina fotografica- e da disoccupato-pittore-figurativo cercherà nuovi sbocchi creativi ritornando al voler dipingere dietro l’apparenza della realtà.
Facciamo un salto indietro nel tempo per vedere le prime opere definite in stile figurativo sintetico (termine che si usava per l’espressione artistica di Munch): siamo tra il 25.000 e il 18.000 a.C. Non male, vero? Qui troviamo, prevalentemente sulle pareti e i soffitti delle grotte, immagini create sì da linee figurative che non rispettano i contorni però. In poche parole, vengono usate le linee essenziali per farci capire il soggetto ritratto ma non si fanno ritratti. Un po’ come avviene oggi, l’Arte si libera da tutti gli orpelli decorativi e fa al sodo. In poche linee si condensano immagini che vogliono essere universali.

Grazie ai progressi tecnici di allora, inizia un nuovo momento dell’Arte e si arriva a sviluppare lo stile figurativo analitico (altro termine estremamente moderno che riecheggia di cubismo). Si introduce la policromia -le immagini iniziano ad essere colorate- e si punta a sempre un maggior realismo. Inizia quel processo che ci porterà alla pittura figurativa di paesaggio e allo sviluppo della macchina fotografica. Sarà un processo lungo visto che inizia tra il 17.000 e il 13.000 a.C.!
Il vero e proprio realismo primordiale si sviluppa tra il 13.000 e il 10.000 a.C. quando l’Arte paleolitica arriva al suo massimo vertice di espressione. La policromia è sempre più elaborata e le figure scoprono un realismo che all’inizio non si poteva neanche immaginare.
Siamo ancora così sicuri che il dipingere contemporaneo sia poi così “contemporaneo”?
