La linea e il punto: l’inizio di un nuovo linguaggio

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Paul Klee

La Storia dell’Arte ha avuto due grandi teorici. Il più famoso -e classico- Leonardo Da Vinci e il meno noto -e contemporaneo- Paul Klee. La differenza tra i due potrebbe essere dettata solo dalla lingua e dai paesi di origine; al momento che siamo di fronte a due dei più grandi teorici della Storia dell’Arte che hanno cambiato e arricchito il linguaggio artistico.

Del nostro connazionale Leonardo, in questo contributo, è sufficiente citare il suo “Trattato sulla Pittura” un trattato realizzato da tutti gli appunti più importanti del genio toscano riguardo gli aspetti teorici e pratici di quest’Arte. Il libro è stato “assemblato” attorno al 1540. Nel 1920 Paul Klee con il suo “La confessione creatrice” dona un contributo alla Pittura contemporanea non inferiore a quello del suo predecessore:

L’Arte non deve riprodurre il visibile ma deve rendere visibile

Con queste poche e semplici parole si risolve l’enigma di tutta la nuova Arte che dal Novecento prende una nuova direzione: si prendono le distanze dalle figure, dagli oggetti e dalla realtà così come la percepiamo e ci si dedica a ciò che non si vede.

Dopo l’avvento della macchina per i ritratti -uno dei primi esperimenti di robotizzazione artistica, in effetti- più comunemente chiamata oggi macchina fotografica, il pittore entra

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Paul Klee – Paesaggio con uccelli (1923)

in crisi (come l’operaio a seguito dell’adozione dei robot per la produzione): a cosa serve il suo lavoro? E la sua tecnica per realizzare un quadro? In breve tempo, con minor spesa di denaro e impegno, una macchina fotografica può creare un ritratto -o anche un paesaggio- ben definito. Inoltre, la fotografia è facilmente e rapidamente replicabile.

Rispetto all’epoca di Leonardo Da Vinci, il Pittore nel Novecento può permettersi di intraprendere un cammino diverso, può sognare di ritrarre ciò che si cela dietro al mondo visibile.

Mentre Kandisky preferisce dedicarsi solo ed esclusivamente al mondo spirituale e Marc solo ed esclusivamente al mondo della carne e del sangue, Klee vive una realtà intermedia fatta della voglia di intuire quali possano essere stati gli altri mondi possibili che non si sono realizzati. Klee base la sua concezione artistica proprio sulla filosofia di Leibniz che ci ha rassicurati dicendoci che il nostro

è il migliore dei mondi possibili

Paul Klee non è solo un pittore, è da considerarsi un vero e proprio Artista. I suoi studi di musica e di violino l’hanno portato a vedere la linea in modo estremamente diverso; se ben pensiamo il pentagramma è formato da linee, le note sono punti e linee e la melodia è facilmente rappresentabile come una linea.

Punti e linee sono stati anche un argomento molto apprezzato dall’amico Kandinky, che non conosceva la musica così bene come Klee ma ha intessuto una fitta corrispondenza con il compositore Schoenberg.

L’Arte di Paul Klee non va letta come se fosse una raccolta di quadri o “opere” d’Arte. I suoi disegni sono veri e propri compendi alle molte pagine che ha scritto riguardo l’aspetto più teorico/pratico della Pittura. I suoi schizzi hanno la stessa valenza di quelli del grande Leonardo che per secoli sono stati il punto di riferimento per le nuove generazioni di artisti (e che continuano ad esserlo).

Paul Klee ha dato forma alla nuova grammatica artistica e conoscerla è il punto essenziale per la comprensione della nuova Pittura a noi contemporanea.

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Paul Klee – I Confini della comprensione (1927)

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