C’è odore di zolfo in questa stanza. Ho spalancato la finestra ma niente da fare, persiste.
Sono Riccardo, il mio mestiere è dare la caccia agli spiriti. La loro tipologia è molto variegata. Ci sono quelli cattivi, ostinati direi. Prima di andarsene mettono a soqquadro la casa, spaventano a morte gli abitanti, se la prendono con me facendomi volare da una parete all’altra. Non di rado lotto, ne esco con un occhio nero, ma è il mio lavoro. Un po’ di ghiaccio sul livido, una bella dormita; si riparte. Gli spiriti burloni fanno scherzi antipatici come versare mezzo barattolo di sale nella minestra, tirare la coda al povero gatto di casa o aprire la gabbia dei canarini sussurrando: «Via verso la libertà» Con questi è facile parlare, convincerli ad andarsene; in fin dei conti anche loro sono stufi marci di fare questi giochetti da imbecilli; meglio cogliere l’opportunità di esplorare nuovi mondi.
Gli spiriti, o fantasmi, come li volete chiamare, da me preferiti, sono quelli persi in un luogo di cui non hanno memoria. Non sanno dove si trovano e cosa ci facciano lì. Di solito piagnucolano in un angolo. Ad ogni sospiro alzano nuvole di polvere dai mobili, fanno ondeggiare lampadari, sollevano le tende. Questi sono gli unici «fenomeni paranormali» creati dalla loro presenza. Inutile dire quanto sono felici di vedermi. Io mostro loro la strada da seguire e se ne vanno in un lampo di luce ringraziandomi di cuore.
Il mio lavoro mi porta in posti splendidi. Ora mi trovo sull’isola di Loreto in mezzo al lago d’Iseo. Davanti a me un bellissimo castello neogotico. Ho preso le chiavi del vetusto portone dalla tasca della giacca; armato di santa pazienza mi accingo ad affrontare l’entità che ha terrorizzato almeno due generazioni di castellani.
Dove eravamo rimasti? Ah, sì, al nauseabondo odore di zolfo.
«Tu devi essere come minimo Belzebù, se devo dare retta al mio naso. Dimmi con chi ho il piacere di parlare.»
Per qualche minuto non succede nulla. Non un rumore, non uno schianto, non una risata satanica, nulla di nulla. Sarà lunga, penso tra me e me. Odio quando usano la tattica di ignorarmi.
«Non serve far finta di non esserci, io ho tempo, tutto il tempo del mondo e posso aspettare la tua prima mossa falsa.»
«Ce l’hai con me?»
Una voce cavernosa rimbomba in tutta la stanza.
«Certo, che l’ho con te, chi sei?»
«Chi sei tu piuttosto; Arrivi qua, urli, minacci, mi chiami Belzebù. Ti sembra educazione?»
«Stai cercando di confondermi, lo so. ‘Il concetto di «educazione’ non esiste nella testa di uno spirito maligno come te.»
«Sono d’accordo con te…probabilmente gli spiriti maligni sono tutt’altro che educati ma perché dovrei confonderti? Mi sembri già abbastanza confuso di tuo.»
«Tu non sei aggressivo, lo percepisco, dimmi cosa ti è successo in vita, perché non trovi la pace e tormenti questa famiglia? Confidati con me, io ho le chiavi che aprono le porte dell’aldilà. Non avrai più catene, il tuo spirito sarà libero»
Mi esalto sempre un po’ quando faccio questi discorsi pomposi, ma nonostante la mia enfasi è tornato il silenzio e l’odore di zolfo.
«Bene. Per toglierti ogni dubbio ti racconterò la mia storia. Io sono vivo e vegeto, mi chiamo Oreste, sono il maggiordomo dei Marchesi di Roccabruna, i miei padroni, per mia disgrazia, hanno affittato il castello a una famiglia di americani in vacanza. Ero sceso qui sotto a prendere un salame per la cuoca (questa cantina fresca è l’ideale per gli insaccati) quando le due pesti bionde e lentigginose hanno chiuso a chiave la botola per farmi uno scherzo, e mi hanno intrappolato qui… Se hai le chiavi, usale e tirami fuori da questa botola che vedi nel pavimento.»
«Sì, ma poi hanno sentito dei colpi, delle urla che parevano venire dall’inferno; alla fine sono scappati…»
«Corsa avresti fatto tu? Io urlavo, cercavo di aprire la botola, picchiavo colpi sul legno, insomma, che qualcuno mi tirasse fuori.»
«Sì, ma? L’odore di zolfo, il fatto che siano scappati a gambe levate?»
«Sono scappati a gambe levate perché stavano per perdere il battello, hanno finito la vacanza. In quanto all’odore di zolfo, meno male che ogni cantina del castello è dotata di diverse candele e di una quantità cospicua di fiammiferi…altresì detti “zolfanelli”». Prova ad immaginare quanti ne avrò accesi in questi due giorni? Apri la botola cacciatore di fantasmi! Porto su il famoso salame, una bottiglia di vino buono così puoi andare in giro a dire che l’esorcismo è riuscito!»
