Le origini
L’origine della via della seta risale all’incirca all’anno 114 a.C. ed è continuata fino al XV secolo, quando si aprirono le vie marittime a seguito della scoperta dell’America e quando la Cina si chiuse in se stessa. L’estensione era di circa 8.000 chilometri, e seguiva diversi percorsi, rappresentati nella seguente cartina:

Era un insieme di percorsi di commercio, scambio di persone, idee. Vi hanno transitato carovane di cammelli carichi di seta, di cui la Cina ha conservato a lungo il segreto della lavorazione.
I prodotti scambiati erano le spezie, preparate a partire da organi diversi delle piante (radici, semi, frutti, foglie, ecc.) a seconda dell’organo più ricco nel principio di interesse commerciale o quello che meglio si presta per la preparazione.
Le spezie più diffuse erano: la cannella, i chiodi di garofano, il ginepro, le noci moscate, il pepe, la senape, lo zenzero, lo zafferano. Provengono tuttora dall’Asia meridionale, dalla Cina e dalle Indie occidentali e orientali.
Già nell’età fenicia si hanno notizie di un commercio dell’incenso e della seta nell’area mediterranea. Le spezie erano uno “status symbol”, erano costose e consentivano lauti guadagni.
Giocavano anche un ruolo nel campo dell’immaginario: magico prodotto dell’Oriente, luogo in cui i dotti del tempo collocavano il paradiso terrestre e fantasie di ogni genere, ed erano lo strumento migliore per costruire il rito dell’eterna giovinezza e il fascino dell’ignota felicità attorno a una tavola riccamente imbandita.
Eserciti, mercanti e avventurieri iniziarono a percorrerla: import di seta e spezie ed export di cavalli, oro e argento. Erano tragitti lunghi e ricchi di pericoli, ma il desiderio insito nell’uomo di scoprire ed esplorare aveva trovato uno stimolo nuovissimo.
Il Nome
La battaglia di Carre fu combattuta il 9 giugno dell’anno 53 a.C. presso la città di Carre (oggi Harran, in Turchia) tra l’esercito romano e l’esercito partico. L’Impero partico (247 a.C. – 224 d.C.) fu una delle potenze politiche e culturali iraniche nella Persia antica.

I Parti avevano stendardi molto colorati e fatti di un tessuto bellissimo e morbido al tatto: la seta.
Gli Imperatori e i nobili romani la conobbero e se ne invaghirono: erano disposti a pagare follie per questo stupendo e nuovo gadget. Questo tessuto diede il nome ai percorsi usati tra Oriente e Occidente.

I PRIMI TENTATIVI DI ESPANSIONE CINESE
All’inizio del 1400 i Cinesi aprirono una via di comunicazione verso l’esterno L’imperatore Zhu Di fece costruire una flotta, che esplorò l’Oceano Indiano, arrivando alle coste dell’Africa e il Mar Rosso. L’ammiraglio Zheng He fu incaricato di questa missione.

Zheng He (1371-1434) era un eunuco musulmano, e venne quindi incaricato dall’imperatore, di effettuare spedizioni navali a carattere diplomatico, scientifico e commerciale nei mari occidentali, guidando una flotta di grandi giunche imperiali che includeva anche navi mercantili, le cosiddette navi dei tesori.
Le navi cinesi erano enormi, navigavano sotto costa, e portavano a bordo, come è ovvio, un congruo numero di soldati.
Ma il comportamento cinese non fu quello di conquistare e depredare, ma stabilire alleanze, per mostrare i loro prodotti di lusso e per stringere rapporti commerciali.
Forse era una politica astuta per conquistare senza guerre ma sottomettere col commercio e il denaro, come pare stia succedendo anche oggi. Ricordimocelo!

Il Mar Rosso era vicino ai porti nei quali si rifornivano le navi veneziane e genovesi, ma i cinesi si spinsero fino ai confini dell’Africa, verso sud, anche se poi si ritirarono.
Questa politica durò poco: il nuovo Imperatore decise che era più necessario difendere i confini terrestri e fece smantellare la flotta.
UNA COLLABORAZIONE POCO CONOSCIUTA
Il 23 marzo 2017, Vicenza si è tenuto un Convegno intitolato “1859 – Sulla via della seta“.
Nel 1859, quando l’epidemia della “pebrina” stava già devastando da alcuni anni i raccolti di bozzoli dell’Europa mediterranea, partirono per la Cina due grosse spedizioni di setaioli italiani, dotate di cospicui mezzi finanziari e appoggiate da Governi e dall’alite economica italiana e francese legata alla seta. Una era guidata da due notabili friulani, Gherardo Freschi e Giovan Battista Castellani, entrambi sericoltori esperti, l’altra era nelle mani del lombardo Carlo Orio.

Castellani rimase 6 settimane, con due allevamenti comparativi, uno al modo italiano e l’altro alla cinese. Di questo esperimento, mai tentato in precedenza in Cina, Castellani tenne un accurato diario arricchito da decine e decine di annotazioni su pratiche, usi, abitudini, peculiarità della sericoltura locale oltreché sulle più frequenti infermità dei bachi e sui sistemi cinesi di prevenzione.
Lo studio venne pubblicato al rientro, nel 1860, a Firenze con il titolo “Dell’allevamento dei bachi da seta in Cina, fatto ed osservato sui luoghi”, un testo di oltre 200 pagine con otto tavole incise di cui alcune ricavate da originali fotografici ripresi da Giacomo Caneva, padovano, uno dei maggiori fotografi italiani della metà dell’Ottocento che aveva partecipato alla spedizione.
Una copia del testo di Castellani fu presentata e descritta nel 2012 al Direttore del China National Silk Museum di Hangzhou, il Dr. Zhao Feng, che ne apprezzò immediatamente l’importanza, soprattutto per quel che riguardava la conoscenza minuta di pratiche sericole del passato in una zona così importante. Si decise pertanto, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’antichità – DISSGeA dell’Università di Padova, di procedere alla traduzione in inglese e in cinese del testo, sotto la supervisione del Prof. Claudio Zanier (Università di Pisa).
