
Durante la lezione di oggi, abbiamo incontrato una difficoltà che accomuna chi si avvicina allo studio di questa lingua: una buona pronuncia.
Ovviamente, padroneggiare bene la pronuncia dell’inglese -ciò vale per tutte le lingue, ovviamente- ne facilita notevolmente l’ascolto e la comprensione. Appropriarsi di un accento straniero è il sogno di ognuno di noi. Quando ci dicono la famosa frase: “parli così bene l’inglese da sembrare proprio un inglese”; ci riempiamo d’orgoglio. Non è qui il luogo né il momento di discutere se sia giusto perdere il proprio accento a favore della lingua straniera; alcuni lo considerano una mancanza di rispetto per le proprie origini e poi parlare con un po’ di accento fa sempre chic; basta pensare a personaggi come Heather Parisi o Mal (giusto per citarne qualcuno conosciuto) che non hanno mai voluto perdere il loro accento d’origine nonostante abbiamo passati lunghi decenni nel nostro paese.
Questo discorso -quello dell’accento, ovviamente- non offre un alibi per quanto riguarda la cattiva pronuncia però. Non si può proprio sentire week-end pronunciato uikenD “alla italiana”; se proprio non possiamo fare a meno di usare una parola della nostra bellissima e armoniosa lingua –fine settimana non è poi così male- almeno pronunciamolo bene questo uiken(d) con una -d solo leggermente sussurrata.
Spero di aver modo di esporvi sulla nostra rivista una mia teoria: l’inglese ha una forte componente cinese e slava nella sua essenza. Questa teoria ci permette di capire quanto sia importante l’uso della cadenza (l’accento all’interno di una parola). Soprattutto nelle lingue slave -ma anche nella lingua cinese- la pronuncia gioca molto sulla cadenza, tanto che le sillabe che non sono accentata vengono quasi “mangiate” nella pronuncia.
Prediamo come esempio una parola di uso estremamente comune: toilet.
Se la pronunciassimo alla italiana saremmo portati a usare addirittura due accenti (a noi italiani non piace mangiare troppo le sillabe nella pronuncia), quindi la parola diventerebbe: tòilèt. Che alle orecchie di un inglese potrebbe quasi sembrare: tòi lèt (lasciare il gioco); un significato ben lontano da quello, purtroppo per noi. La parola vuole la cadenza sulla prima sillaba tòi e la seconda deve essere appoggiata semplicemente e non deve essere pronunciata per intero perché diventa -così facendo- debole: tòil(et); la -et finale rimane quasi sussurrata (o leggermente inghiottita) perché dobbiamo dare un bell’accento sulla prima parte della parola.
Per aiutarci maggiormente possiamo anche usare l’immaginazione: un bell’andamento zoppicante. Se non potessimo usare bene un piede per camminare a causa di una storta alla caviglia, saremmo costretti ad appoggiare il nostro peso su un piede mentre con l’altro accenneremo un leggero passo. Proviamo a pronunciare le parole inglesi tenendo ben in mente questa immagine, noteremo probabilmente un miglioramento quasi istantaneo.