Mitologia del Libro

I profeti biblici avevano un concerto del divino totalmente diverso da quello delle religioni naturali di stampo ellenistico. La mitologia ebraica rifiutò da subito, la visione di dei connaturati alle forze naturali (sole, mare, terra, fuoco ecc.) ponendo, in tal modo, le basi per un nuovo tipo di mitologia quella del DIO Unico, che esiste al di là del mondo, al di là della natura, del tutto svincolato dai ritmi naturali: “se a babilonia gli dei erano impegnati in una continua lotta contro le forze del caos, YHWH poteva semplicemente riposare il settimo giorno, con la sua opera completata”. Con Avraham (Abramo) il primo dei Patriarchi, l’ebraismo si affermerà come religione rigidamente monoteistica, da cui trarranno origine le tre grandi religioni che dal Libro derivano. Una religio nuova forgiata nella rigorosa ortodossia biblica e nella tradizione della originaria “berit”, l’alleanza tra YHWH (tradizionalmente il suo nome non viene pronunciato, ci si riferisce a Lui con Hashem che letteralmente si traduce con “il Nome”. Durante la preghiera il nome viene sostituito con Adonai “il mio Signore”) e il suo popolo. Se la mitologia ellenica apre la via all’archetipo dell’Io, inteso come individualità e quindi parzialità dell’uomo, il popolo del Libro fu il primo a recepire tremila e duecento anni fa, ossia mille e duecento anni prima dell’insegnamento di Gesù di Nazareth, Come-si-legge-la-Bibbial’attivazione dell’archetipo del Sé inteso come totalità  e appartenenza, guida alla realizzazione della propria completezza in una sintesi di valori formatisi e formulati nella dottrina del monoteismo. Dio è grande parte dell’ anima: “realizzare in ogni atto della propria quotidianità, la propria qualità divina significa integrare Dio”, fino a quando vi sarà una unica massa, un solo blocco, l’Età Messianica. Collaborare, integrare Dio nella continuità della creazione, il tutto permeato da un forte senso provvidenziale: “Il Signore è il mio pastore di nulla manco, a verdi pascoli Egli mi conduce, verso acque tranquille Egli mi muove” ( Davide- Salmo 22) Per questo la tradizione ebraica vuole conoscere sempre di più cosa Egli vuole dall’uomo, anela a comprendere il significato profondo dei precetti divini. Non basta quanto è scritto nella Tōrāh (תּוֹרָה‎), la Legge rivelata a Mosè, occorre arrivare a comprendere il significato profondo del Suo volere, interpretare, addirittura numericamente le parole scritte, per trarne nuove verità, al fine di evidenziare ciò che la kabbalah (קַבָּלָה “ricevuta”- “tradizione”) chiama la Tōrāh Celeste, seguendo la quale Egli creò il mondo. La Torah Celeste insieme alle interpretazioni talmudiche, contribuisce  a creare la Torah Orale ( tōrāh shebe’al peh – “tōrāh che è detta”) che ha lo stesso valore sacro di quella rivelata a Mosè chiamata la Torah Scritta (Tōrāh shebichtav תורה שבכתב‎ –  “tōrāh che è scritta”). Questo in estrema sintesi il processo di realizzazione del “Sé” e della propria completezza. Nella kabbalah è detto che esistono tanti volti di YHWH quanti sono gli uomini e ad ognuno Egli appare in modo differente: “Sussia chiese ad un maestro se YHWH lo avrebbe punito per non essere stato capace di esser come Mosè. Rispose il maestro: “un giorno Egli ti chiederà piuttosto  perché non sei riuscito ad essere Sussia”.

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