Fatima – Capitolo 4: Giacinta, Francesco e Lucia

Finalmente la guerra finisce ma all’orizzonte si prospetta una nuova minaccia, una terribile malattia delle vie respiratorie che si diffonde a macchia d’olio: la spagnola.

I genitori e il fratello di Lucia si prodigano per aiutare le altre famiglie. In casa Marto si ammalano tutti tranne il padre. Francesco la contrae ma non sopravvive e morirà il 4 aprile 1919 a soli 11 anni. Giacinta invece ne esce debilitata, purtroppo verrà colpita da una forma di tubercolosi ossea che la condurrà alla tomba circa un’anno dopo, il 20 febbraio 1920 a soli 10 anni.

20081002202106_D0000458Lucia racconta che Giacinta aveva un carattere troppo permaloso e che era solita tenere il broncio, ma che nonostante tutto era dolce e tenera. I suoi giochi preferiti erano quello “dei sassolini” e dei bottoni e le piaceva anche ascoltare l’eco della sua voce nel fondovalle. Spesso per non fare affaticare gli agnellini li portava a casa in braccio e se li coccolava. Prese molto sul serio i sacrifici per la conversione dei peccatori, dava il suo cibo ai poveri, mangiava olive e ghiande amare, non beveva se aveva sete e così via. La sua più grande paura era che la Madonna le aveva detto che per prima sarebbe venuta a prendere Francesco e che lei sarebbe andata in ospedale e che li sarebbe poi morta da sola! La terrorizzava la parola “sola”. Il giorno in cui decisero per il ricovero a Lisbona abbracciò Lucia piangendo e le disse: “Non ci rivedremo mai più, prega per me finché non andrò lassù, dopo io pregherò per te e mi raccomando non dire mai il segreto a nessuno”.

Sulla scena rimase dunque solo Lucia, come la Madonna aveva predetto. Una Lucia che imparerà a leggere e a scrivere frequentando la scuola. Il vescovo José Alves Correira di Leiria-Fatima, decise di inviarla come educanda, il 17 luglio del 1921, presso le suore Dorotee in Vilar, un sobborgo della città di Oporto. Lucia ha 14 anni e 3 mesi. Si recherà a vedere i suoi luoghi più cari ben consapevole di non poterli più rivedere; senza salutare nessuno il giorno dopo, alle 2 del mattino, accompagnata dalla sola mamma (il padre era già morto a causa di una polmonite) e da un povero lavoratore che andava a Leiria si mise in cammino. Passò per la Cova da Iria e recitò il suo ultimo rosario. A Leiria la mamma le comprerà una piccola valigia, qualche quaderno, libri e biancheria. Arrivata nel collegio, tre saranno gli ordini che riceverà:

  1. cambiare nome,
  2. mantenere il segreto su chi sono i suoi famigliari e il luogo da dove proviene,
  3. non svelare di essere la veggente.

Durante il collegio meditò di entrare a far parte delle Carmelitane ma entrerà invece nell’ordine delle Dorotee. Quando compì 18 anni, chiese alla propria madre l’autorizzazione a divenire religiosa. La madre dopo aver domandato consiglio al vescovo acconsentì alla condizione che se non fosse stata felice avrebbe potuto immediatamente contattarla affinché potesse recarsi al convento e riportarla così a casa. Prima del distacco trascorreranno dei bellissimi giorni insieme.

Lucia verrà mandata in Spagna per la sua formazione, prima a Pontevedra per il postulato e poi a Tuy per il noviziato. È noto che fino a quel momento la madre nutriva ancora seri dubbi sulle apparizioni. il 3 ottobre 1928, Lucia emise la prima professione di fede assumendo il nome di Maria Lucia dell’Addolorata

Il 3 ottobre 1934 la mamma di Lucia si recò a Tuy per assistere alla professione dei voti perpetui. Fu in quel giorno che il vescovo di Leiria rivelò pubblicamente la vera identità di Lucia. Otto anni dopo, 16 luglio 1942, Mariarosa Marto, muore nel giorno della Festa della Madonna del Carmine a cui era tanto devota. Aveva chiesto che lasciassero venire Lucia a darle l’ultimo saluto ma la superiora del convento glielo negò, non le permisero neppure di sentirla al telefono.

Il 25 marzo 1948 su richiesta, Lucia ottenne da Papa Pio XII la grazia di passare alle Carmelitane, con il nome di suor Maria Lucia del Cuore Immacolato. Entrò così nel convento del Carmelo di Santa Teresa nella città di Coimbra.

suor-lucia

Cosa succede a Fatima nel frattempo?
A Cova da Iria, già nel 1919, i fedeli costruirono una piccola cappella sul luogo delle apparizioni. Gli anticlericali, però, il 6 marzo 1922 con una carica di dinamite fecero saltare in aria il tetto e per poco non la distrussero interamente. Verrà poi restaurata e conglobata in un edificio a porticato per proteggere i fedeli dalle intemperie. La colonna di marmo che regge la statua indica il punto esatto in cui Maria apparve.

Nel 1928 iniziarono i lavori per la costruzione della basilica attuale, consacrata poi il 7 ottobre 1953. Si tratta della più grande chiesa all’aperto del mondo.

Il 13 ottobre 1930 il vescovo di Leiria con il decreto “la divina provvidenza” dichiarò degne di fede le apparizioni e ne autorizzò il culto.

Il 12 settembre 1935 i resti mortali di Giacinta vennero trasferiti dal cimitero di Villa Nova de Oure’m a quello di Fatima.

Cappella distrutta
La cappella distrutta

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