Via dei Legionari – Parte 4: La villa Liberty

Di fronte ai tre caseggiati, al di là della via c’è l’austera villa Liberty con il giardino ricco di fiori e di cespugli di ortensie che corrono lungo una imponente scalinata davanti all’ingresso.

È l’abitazione della signora Giannina, la padrona di tutti e tre i caseggiati.

Si entra in villa solo quando si va a pagare l’affitto e io cerco di essere sempre presente perché mi sembra di entrare in un altro mondo. Bei mobili, poltrone rivestite di tessuto a grandi fiori, un pianoforte, un odore intenso di cera e di pulito. E soprattutto il giardino è incantevole, anche se piccolo. Da lì osservo le nostre semplici case, i muri qua e là scrostati, le imposte vecchie con qualche asticella mancante, le tende verdi tenute in fuori da un’asta di ferro.

Sogno di essere io la padrona della villa, di uscire al mattino per andare a scuola passando attraverso le due file di ortensie e sentirmi osservata e invidiata dagli altri bambini.

La signora Giannina ha le unghie laccate di rosso vivo come il rossetto che mette sulle labbra sottili. È piccola di statura e gobba, parla con voce stridula e mette soggezione perché quando viene ad aprire la porta è sempre elegantissima e in ordine e guarda con alterigia i suoi inquilini vestiti con golfini fatti a mano con la lana riciclata. Ti fa un debole sorriso e ti invita ad accomodarti in uno studio dalle vetrate colorate. È molto riservata e non dà confidenza. Scrive con le sue dita nodose su un blocchetto di carta la cifra dell’affitto da riscuotere mettendo in evidenza lo smalto rosso delle unghie ben curate, e poi ritira con cura i soldi e li mette in un cassetto della scrivania. Tratta mia madre con riguardo perché mio padre ha un certo grado di studio ed è un impiegato, di conseguenza lascia entrare anche me, agli altri bambini non è concesso.

Il giardino della villa è l’unica oasi verde di tutta la via, a parte il glicine che cresce dai sassi a ridosso della mia casa  e serpeggia lungo due piani di caseggiato coprendo lo spigolo della ringhiera che in quel punto si allarga formando un semicerchio. È un angolino molto bello, soprattutto in aprile quando si riempie di fiori e d’estate per l’ombra confortevole. Mia mamma lo ha abbellito mettendoci un tavolino e due sedie in ferro battuto. Questa oasi è stata motivo di discordia tra gli abitanti del primo piano che sostengono che anche loro d’estate possono venire a sedersi e godere il fresco. I miei ribadiscono che non ci sarebbe più privacy visto che chi si siede lì fuori è proprio vicino alle finestre della cucina e sentirebbe tutti i discorsi. La signora Giannina ha risolto il problema con un no categorico. Ma il malcontento rimane.

Due enormi magnolie difendono la villa come due soldati di guardia.

Durante la guerra, una parte dello scantinato veniva usato come rifugio quando suonava l’allarme. In quella occasione i padroni della villa ospitavano gli inquilini di fronte, che frettolosi, di giorno o di notte correvano sperando di trovare, lì sotto, un riparo sicuro. Una scala lunga e buia portava in una grande stanza con una piccola finestra. Ognuno portava una valigia, con le cose “preziose” che non si potevano lasciare a casa incustodite. Quel bagaglio era come un cappotto che veniva indossato prima di uscire.

Io sono innamorata delle ortensie che costeggiano la scalinata e tornando a casa raccolgo di nascosto alcune foglie per giocare con gli altri bambini a far finta di preparare da mangiare. Se mia mamma si attarda a parlare con la signora Giannina io faccio un giro nel giardino alla ricerca di altre foglie o fiori caduti per terra.

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