Nell’articolo precedente mi chiedevo se avessimo raggiunto il punto di flesso. Dopo tre settimane possiamo dire per certo che l’abbiamo raggiunto e superato; però, c’è un però.
Anzitutto, questa è la curva del totale dei casi in Italia, aggiornata al 26 aprile.

Il cambiamento di pendenza è evidente: abbiamo raggiunto e superato il flesso; però, non si vede affatto l’andamento a sigma di cui vi avevo parlato. Vediamo ora la curva dell’incremento giornaliero.

A parte le oscillazioni della curva, è evidente una triste cosa: la velocità con cui calano i nuovi malati è minore di quella con cui sono cresciuti. Ciò significa che, mentre la curva a sigma era simmetrica, questa, invece, non lo è.
L’asimmetria della curva è confermata con il dato dei nuovi malati per la Lombardia.

Qui le irregolarità sono anche maggiori rispetto all’Italia, ma l’asimmetria della curva è persino più evidente.
Questa asimmetria comporta un’importante differenza sulla previsione delle prossime settimane. Se la curva fosse stata simmetrica avremmo già raggiunto la situazione di zero nuovi casi; così stando le cose, cosa possiamo aspettarci?

Nel diagramma vedete due linee tratteggiate. A sinistra del 26 aprile le linee coincidono, e sono, circa, la media dei valori registrati.
Oltre il 26 aprile ci sono due linee tratteggiate. La linea arancione, inferiore, corrisponde ad un decremento costante dei casi: in questo caso, i nuovi casi andrebbero a zero a fine maggio. La seconda linea, grigia, corrisponde all’ipotesi che il decremento rallenti con il tempo: in questo secondo caso, l’azzeramento arriverebbe a metà giugno.
Ricordiamoci sempre che queste proiezioni valgono se continuiamo a mantenere la separazione sociale totale sino a fine maggio o a metà giugno. Invece, il governo ha deciso delle prudenti aperture a partire dal 4 maggio, e ne ha annunciato altre a partire dal 18 maggio.
Queste aperture comporteranno un andamento diverso, peggiore, delle proiezioni. Può anche essere che nel periodo considerato non succeda nulla, ma che ci sia una ripresa dell’infezione in tempi successivi. Ecco spiegata la prudenza del governo a riaprire.
D’altra parte, occorre essere realistici: se la nazione perde ricchezza, la perde anche nella sanità nel suo complesso; quindi, non si può continuare con la segregazione totale, perché alla lunga sarebbe controproducente. Credo che tutto ciò sia chiarissimo ai comitati tecnici che supportano il governo, e credo anche che stiano decidendo per il meglio.