Un esempio molto concreto della tassa occulta dovuta all’inflazione. Io compero 100 euro di Titoli di Stato perché fruttano un esaltante interesse del 18% e l’interesse mi viene corrisposto realmente. Alla fine dell’anno io sono convinto che il mio patrimonio sia di 100 + 18 = 118 euro, ma non c’è nulla da festeggiare! Non posso dimenticarmi dell’effetto dell’inflazione. Devo quindi togliere il tasso di inflazione, che, supponiamo, sia del 20% in questo stesso anno.
Il mio patrimonio è in realtà di:
100 + 18 – 20 = 98 euro
Io ho perso, in termini reali, 2 euro ogni 100 investiti! Il mio investimento è in perdita!
Nel grafico qui sotto osservate bene il picco negli anni attorno al 1981. I tassi di interesse dei BOT a 12 mesi erano arrivati a circa il 20%, (linea di colore azzurro) mentre l’inflazione (curva arancione), a partire dall’anno 1971 fino al picco nel 1979, è sempre stata più alta dei tassi reali e me li “mangiava”, facendomi perdere dei soldi altrettanto reali.

L’andamento storico del Debito pubblico Italiano è riportato in questo altro grafico

Dal 1946 al 1967, tramite una forte inflazione, il debito dopo la guerra fu drasticamente abbattuto. L’inflazione fu permessa perché lo Stato, che il 2 giugno del 1946 con un referendum divenne una Repubblica, aveva apertamente contrastato e sovvertito il regime fascista, quindi una drastica svolta era necessaria.
Nelle proteste studentesche e operaie del 1968 (che interessarono anche la Francia e altri Stati), si generò una fortissima spinta verso un welfare migliore, aumenti salariali e un forte egualitarismo. Questo periodo è passato alla Storia come “autunno caldo”.
Dal 1971 compare un disavanzo tra entrate e uscite dello Stato che sale in tutti gli anni successivi diventando del 7% nel 1975, e un aumento del rapporto deficit/PIL che arriva al 55% nel 1975. Il rapido aumento della spesa pubblica segna la fine del periodo virtuoso dell’Italia dal punto di vista fiscale.
Le spese “sociali” passarono dal 13% del PIL al 16%, e gli interessi sul debito crebbero dal 2% al 4% del PIL.
La tendenza divenne inarrestabile e si auto-alimentava.
Solo l’introduzione dell’Euro fissò dei paletti da non superare che fecero scendere il rapporto debito/PIL.