Il Tram della Felicità

Luigi è sulla cinquantina, elegante e disinvolto, capelli leggermente brizzolati, sicuro di sé. Porta una elegante borsa di cuoio del tipo “avvocato” e sta fumando una sigaretta. L’abito che indossa è di buona fattura e la piega dei pantaloni è perfetta, si può pensare che una mano femminile si prenda cura di lui.

Si guarda intorno, in attesa di qualcuno. Nella sua mente si rincorrono le parole di sua moglie Anna, “Sei un cretino e sono arcistufa di te”.
Rabbia, rabbia, rabbia. “Sono io che non ne posso più. Le tue manie di grandezza, volere essere sempre la prima, avere sempre ragione, mai ascoltare gli altri, quella tua aria di superiorità. Basta mi hai rovinato l’esistenza. Vado fuori di casa se no t’ammazzo”.
Cammina in strada furente e disperato, ma irrazionalmente, spera che lei lo rincorra.
“No, sono uno stupido, è proprio finita”.

Ha bisogno di scaricare l’insopportabile tensione che lo attanaglia, entra in un bar. Comincia a bere. È attorniato da varia umanità: uomini d’affari, qualche perditempo e parecchie signore cicalanti di tutto e di niente.

Non sa come, di mattina si ritrova ubriaco, seduto su una tomba al cimitero.

“Cosa ci faccio qui?”
È confuso ma ricorda la ragione per cui ha bevuto fino all’incoscienza. Due signore anziane si avvicinano e gli chiedono:
“Si sente bene, ha bisogno di qualche cosa?”
“Si, ho bisogno di liberarmi da un peso insopportabile. Dopo tanti anni di matrimonio, di gioie, soddisfazioni, delusioni, dolori, in un impeto d’ira ho abbandonato mia moglie”.

Le due anziane, dopo averlo ascoltato e avere annuito con grande empatia, cercano di consolarlo: “Nella vita succedono eventi che possono sconvolgere l’esistenza, ma il tempo, la pazienza e l’umiltà, riescono a riconciliare situazioni che sembrano disperate.”
Quella più alta, curvata dal peso del tempo, gli dà una consolatoria pacca sulla spalla e un augurio: “Buona Fortuna, caro.”
Entrambe si allontanano lasciandolo solo con la sua miseria.

Luigi arriva alla fermata del tram e aspetta, non sa neppure lui cosa, forse un’occasione migliore, forse di salire sul Tram della Felicità Perduta.
Anna ripensa alla lite avuta con il marito.
Luigi è stato più aggressivo del solito e lei non è riuscita a tenergli testa.
La miccia? Una discussione banale che però ha sollevato polveri pericolose, ha fatto esplodere vecchi rancori dimenticati scatenando una furia distruttiva.
Che peccato, che delusione, che fallimento quando Luigi ha detto: “non ne posso più, è finita.”

Luigi è stanco di aspettare, il Tram non arriva, si incammina verso il bar come fosse la zattera di una barca ormai affondata.
Comincia a piovere, lei è lì fuori che lo aspetta, fuori dal bar, con l’ombrello in mano e le scarpe bagnate, chissà da quanto tempo era lì, come lo conosce bene Anna. Lui la guarda con gli occhi un po’ annebbiati e un po’ pentiti. Lei accenna un sorriso, lui allaccia il braccio al suo e insieme tornano a casa.

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