Fai tanti capricci

Immagina, l’onda impietosa che sbatte contro il fragile guscio di legno. Immagina, il mare scuro che inghiotte la speranza. Uno vicino all’altro, uno sopra all’altro, le nocche bianche delle mani che stringono il bordo della barca per non cadere, per non lasciarsi andare, anche se sarebbe la cosa più facile a farsi.  

Senti, è solo il flebile lamento di un bambino che si unisce al fischio del vento. Non ci sono parole, non ci sono lacrime. La gola riarsa dal salmastro, le bottiglie di plastica vuote che ruzzolano tra i piedi inzuppati d’acqua. Guarda, gli occhi degli uni dentro a quelli degli altri in cerca di una scintilla di coraggio ma è solo il riflesso della tua disperazione che trovi.

Tahmina stringe forte al seno il suo bimbo, lo avvolge nel chador e lo ripara col suo corpo dagli spruzzi d’acqua; piagnucola Mahamud, non ha più nemmeno la voce per cacciare quei suoi strilli acuti che la facevano arrabbiare. “Capricci, solo capricci sai fare amore mio?”. È passato il tempo in cui sotto al sole, con le altre donne, si cuoceva il pranzo chiacchierando tra le urla del bimbo che reclamava la sua focaccia ancora calda.

A Tahmina sembra ancora di sentire il riverbero del fuoco sul viso, ha nelle orecchie la voce di sua madre, le risate delle sue sorelle, delle vicine. Un mondo solidale di donne che strisciava ai margini di quello degli uomini perennemente in guerra, perennemente lontani a reclamare gloria in nome di Allah.

E intanto il mare monta, il vento rinforza e la paura è un serpente che attraversa le viscere; che stringe il cuore tra le sue spire fino a quando non hai più fiato. La stessa fame d’aria che ti assaliva sotto al burqa, la stessa paura che ti incutevano quegli uomini che vivono di vendetta e sopraffazione.

Tahmina ha perso tutto. Suo marito è morto chissà dove, chissà con chi. Nell’ultimo doloroso anno le loro strade si erano divise. Lui troppo preso a cercare il carro del vincitore sul quale salire, lei appagata dal suo lavoro di insegnante. Aveva studiato tanto, la sua famiglia aveva fatto sacrifici per permetterle di prendere quella laurea. Ma tutto questo è successo in un tempo lontano del quale quasi non ha più memoria, un mondo nel quale si usciva con le amiche, si cantava, si leggevano riviste, si andava per negozi e si poteva pensare ad un futuro senza guerra.

Ma il sogno si è spezzato e ha mostrato le antiche piaghe. Violenza, fame e macerie.

Le donne sono tornate a strisciare chiuse nelle loro case. Lei non vuole vivere così, non vuole che suo figlio diventi uno di loro. Tahmina e Mahamud soli, in mezzo al mare, hanno deciso di cambiare rotta.

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