Sant’Ambrogio, vescovo di Milano

Sant’Ambrogio patrono di Milano non era milanese, era un tedesco nato a Treviri, chiamata allora Augusta Treverorum. 

Aurelius Ambrosius, era un grande pensatore e basterebbe quello che scrisse a proposito dell’amicizia per farcelo apprezzare ad occhi chiusi:

L’amicizia è il sentimento più bello che un uomo possa provare. Amicizia significa avere una persona vicina con la quale dividere gioia e dolori della vita e con la quale confidarsi nei momenti in cui si è presi dalla tristezza.

De Officiis Ministrorum – III, 132
Mosaico in Sant’Ambrogio a Milano

Visse nel difficile periodo che segnò la fine del paganesimo e l’avvento della religione cristiana, un passaggio che non fu né facile né breve. Da tutte le parti spuntavano eresie, ognuna delle quali cercava di prendere il sopravvento sulle altre. In Italia c’erano i manichei, i seguaci dei riti celtici, gli ariani e i pagani (che ebbero un loro ritorno in scena grazie all’Imperatore Giuliano, l’ultimo sovrano dichiaratamente pagano, detto per l’appunto l’Apostata). Ad avere un gran seguito era Ario, un sacerdote di Alessandria d’Egitto, per lui il dogma della Trinità era incomprensibile, Dio era l’unico a poter essere venerato e suo figlio Gesù, in quanto generato, era una creatura anche se assai speciale. Non parliamo poi dello Spirito Santo che per Ario era solo una trovata per giustificare la verginità di Maria. Neppure la religione fondata da Mani (il Manicheismo) era da sottovalutare, costui era un sacerdote persiano per il quale la vita era null’altro che una eterna lotta tra il Bene e il Male.  

A porre la parola fine alle tante eresie ci pensò Ambrogio, il quale un bel giorno disse che c’era solo Gesù, chi ci credeva bene e tanto peggio per gli altri:

Cristo per noi è tutto: se ti duole la ferita, è medico; Se l’iniquità ti perseguita, è giustizia; Se la debolezza ti estenua, è forza; Se la morte ti spaventa, è vita; Se il cielo ti attrae, è la via; Se il buio ti sommerge, è luce.

Commento al Salmo 118

Ambrogio definiva la Chiesa in un modo tutto suo, la chiamava “La casta meretrice” e sul punto occorre essere chiari. Un giorno, commentando il Libro di Giosuè, raccontò di come gli unici a salvarsi dalla distruzione di Gerico (i due esploratori mandati da Giosuè) furono accolti e ospitati dalla meretrice (ma forse il termine è mal tradotto e avrebbe voluto significare locandiera) Raab, allegoria della Chiesa che è pronta ad accogliere tutti quelli che vogliono salvarsi. Quindi non ci poteva essere salvezza fuori dalla Chiesa (Exposito Evangelii secundum Lucam).

Paolino di Milano, suo segretario e biografo, racconta nella Vita di Ambrogio (Edizioni San Paolo, 1996) di un prodigio: un giorno Ambrogio stava dormendo a bocca aperta e alcune api gli si posarono sulla lingua, ma invece di pungere, la cosparsero di miele. Da qui la sua grande abilità nel parlare (Sant’Ambrogio oltre che patrono di Milano lo è anche degli apicultori).  Ambrogio non era un sacerdote in carriera, era un Prefetto imperiale che dall’Imperatore era stato nominato governatore di Lombardia, Liguria ed Emilia e fino a quarant’anni non era neppure cristiano. Vescovo lo divenne perché i milanesi, che lo consideravano un uomo giusto, lo acclamarono tale. Nel 374, alla morte del vescovo ariano Aussenzio, si scatenarono dei torbidi per la nomina del successore. Paolino di Milano racconta che Ambrogio, per sedare la rivolta, parlò al popolo in una chiesa, e ad un tratto un bimbo gridò “Ambrogio vescovo !” e tutta la folla applaudì. I milanesi che volevano un cattolico come nuovo vescovo ne furono contenti,  Ambrogio no, e  cercò in tutti modi di sottrarsi, tentò addirittura la fuga, ma quando venne ripreso non poté che accettare e in sette giorni venne battezzato, ordinato sacerdote  e consacrato Vescovo. Era il 7 dicembre 374.

Teodosio cacciato dalla Chiesa da Sant’Ambrogio (1700-1710)
Alessandro Magnasco – Art Institute di Chicago

Fu un vescovo coi fiocchi, ebbe il merito di affermare l’indipendenza della Chiesa dall’Impero; indipendenza che dura tutt’oggi. Dovette vedersela con due Imperatori, uno d’Occidente e uno d’Oriente coi quali trattò da pari a pari e ciò diede grande prestigio alla religione cristiana. Arrivò persino ad impedire l’ingresso in chiesa all’Imperatore Teodosio I che a Salonicco aveva fatto reprimere brutalmente, causando ben quindicimila morti, un tentativo di rivolta. Un’ altra volta cacciò via l’Imperatore d’Occidente Valentiniano II solo perché non si era voluto inginocchiare davanti al crocefisso. Dietro questi episodi, tramandatici dalle cronache dell’epoca, stava la politica: il potere temporale, che proveniva dagli uomini, doveva sottostare a quello spirituale che promanava da Dio. Qualche problema lo ebbe con l’Imperatrice Giustina, vedova di Valentiniano I e mamma di Valentiniano II che era ariana e pretendeva che alcune chiese della città fossero riservate a quel culto, compresa la Basilica Porziana di San Vittore al Corpo. Ambrogio si oppose e Giustina ordinò alle guardie di occupare la chiesa. Il Vescovo allora si inginocchiò in preghiera sul sagrato e i soldati, dopo un momento di esitazione, si posero a sua difesa trasformandosi da invasori a difensori. Giustina proprio non lo poteva sopportare, pagò persino uno stregone affinché facesse sacrifici a Satana per provocarne la morte, poi visto che non ne sortiva effetto, incitò il popolo alla ribellione. Ma fallì nuovamente perché Ambrogio arringò la folla e il popolo, prima tumultuante, si inginocchiò e pregò con lui.

Colonna del Diavolo
Piazza Sant’Ambrogio – Milano

La tradizione popolare gli attribuì almeno una quindicina di prodigi (non entrati comunque a far parte del processo di beatificazione). In uno era a Roma in visita dal Papa e ad un tratto esclamò: “Santità. Debbo andare le campane di Milano chiamano alla Messa e debbo officiare!”, pochi istanti dopo apparve a Milano a celebrare Messa. Un altro prodigio riguarda la cosiddetta “Colonna del diavolo”, situata sul lato sinistro della Basilica che porta il suo nome e su cui son visibili due fori. La leggenda narra che lì Ambrogio venne tentato da Satana, ma lui lo scacciò con un calcio e gli fece sbattere le corna contro la colonna, formando i due buchi. Il diavolo scomparve passando da uno dei fori creando così un varco per l’Inferno. 

Ambrogio fu anche un fine esegeta biblico, scrisse l’Hexameron, il titolo significa “sei giorni”, la durata della creazione. Nelle ultime pagine sono contenute alcune riflessioni riguardanti il riposo di Dio al termine della creazione. Il “Divino Riposo” è interpretato come la chiarificazione del fatto che Dio riposa nell’uomo, col quale istaura una profonda relazione d’amore:

… Il Signore si riposò nell’intimo dell’uomo, si riposò nella sua mente e nel suo pensiero: aveva infatti creato l’uomo dotato di ragione, capace di imitarlo.

Exameron IX, 10

Il Riposo di Dio si attua nell’amore per le sue creature e quindi, nella visone cristiana di redenzione. Scrisse anche un commento al Vangelo di Luca ove rinnegando il suo passato di funzionario imperiale affermò che il dovere primo di un cristiano non era l’obbedienza ad uno stato bensì a Dio, di cui i Vescovi erano i vicari sulla terra.

Spoglie mortali di Sant’Ambrogio e Gervasio
Basilico di Sant’Ambrogio – Milano

Ambrogio morì nel 397, il giorno del Sabato Santo, aveva cinquantasette anni e per ventitré aveva difeso il cristianesimo e lottato per la grandezza della Chiesa. Introdusse (alcuni tratti sono però precedenti) il rito che porta il suo nome nella liturgia che è propria dell’ Arcidiocesi di Milano. La sopravvivenza di tale liturgia ebbe molti critici ma la sua legittimazione definitiva l’ebbe col Concilio di Trento (considerando che il Papa, Pio IV era milanese e l’anima del Concilio fu Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano). La caratteristica principale della Liturgia Ambrosiana, ribadita da ultimo dal Concilio Vaticano II (1962-1965) è la forte componente cristologica, storicamente derivante dalla strenua lotta portata avanti da Ambrogio contro l’eresia ariana.

Basilica di Sant’Ambrogio – Milano

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