Le innovazioni degli affreschi di San Francesco d’Assisi di Giotto

Una delle opere più conosciute attribuite a Giotto sono le Storie di San Francesco nella Basilica di Assisi.

Il problema dell’attribuzione

Navata della Basilica Superiore di Assisi

Prima di dedicarci all’interessante scoperta di alcune caratteristiche del ciclo di affreschi di Assisi, è doveroso chiarire il pasticcio dell’attribuzione di questo ciclo pittorico. L’attribuzione a Giotto si basa sulle testimonianze di Riccobaldo Ferrarese (l’unico che avrebbe potuto essere testimone oculare della realizzazione degli affreschi), Lorenzo Ghiberti e Giorgio Vasari (che hanno vissuto oltre due secoli dopo la realizzazione degli affreschi).

Se leggiamo attentamente quanto scritto da Vasari, è facile renderci conto che ci troviamo di fronte ad una vera e propria frase sibillina:

Dipinse [Giotto] nella chiesa d’Asciesi nell’ordine de’ frati minori quasi tutta la parte di sotto.

Alcuni storici dell’Arte hanno interpretato che tutta la fascia inferiore degli affreschi presenti nella Basilica Superiore di Assisi sono stati realizzati dalla mano di Giotto; va ricordato che la Basilica di San Francesco è stata costruita su tre livelli e che anche in quello conosciuto come Basilica Inferiore ci sono affreschi realizzati da Giotto e scuola.

La cappella di S.Nicola restaurata
foto F. Troccoli

Nel XX secolo alcuni storici dell’Arte inglesi hanno messo in discussione la paternità di Giotto, mentre gli esperti italiani continuarono ad appoggiare la validità della tesi di Vasari.

Una nuova ventata di dubbi è arrivata nel 1997, dopo lo spaventoso terremoto. Durante i restauri vennero realizzati degli studi da Federico Zeri e Bruno Zanardi; i risultati presentati mettevano in dubbio la firma di Giotto, nella parte superiore, e confinavano l’opera del maestro toscano solo nella Basilica Inferiore.

A questo punto va ricordato che l’attribuzione o la certezza dell’autore è indubbiamente un dato molto importante per un’opera d’Arte e in questo caso la questione è ancora aperta e difficile da risolvere. In questo articolo vorrei mettere in luce quali siano gli aspetti innovativi più importanti e, tutto sommato, possiamo addirittura considerare secondaria la questione della paternità artistica.

Narrazione

La prima importante caratteristica che accomuna le diverse scene delle Storie di San Francesco riguarda la narrazione. Essendo affreschi realizzati tra il 1292 e il 1305 ci si aspetterebbe una pittura di stampo bizantino con figure rigide e ieratiche; con grande sorpresa, ci rendiamo conto che San Francesco, in questi affreschi, è tutt’altro che bizantino. Il suo corpo si muove negli ambienti che fanno da scenario al racconto e interagisce con le altre figure.

La rinuncia agli averi
Basilica Superiore di Assisi

Ciò è dovuto al fatto che non siamo di fronte ad un’opera di indottrinamento morale e religioso ma siamo osservatori di una vera e propria narrazione, che oltre a raccontarci gli eventi della vita di San Francesco, ci ripropone la quotidianità di Assisi. Il Santo non è semplicemente un’icona ma una persona realmente esistita.

È stato possibile raggiungere un livello tale di verismo negli affreschi anche grazie al fatto che all’epoca dei lavori erano in vita i nipoti di chi aveva conosciuto San Francesco e, di conseguenza, si poteva ancora attingere ad informazioni abbastanza sicure.

Il sacro diventa umano

L’omaggio del semplice (sullo sfondo si può riconoscere l’attuale Piazza del Comune)
Basilica Superiore di Assisi

Le differenze più consistenti tra l’Arte tipica dell’epoca (quella bizantina) e le innovazioni proposte negli affreschi d’Assisi interessano diversi aspetti delle opere. In generale tutte queste novità concorrono ad una delle più grandi trasformazioni avvenute nella Storia dell’Arte: il Sacro non è più rappresentato come qualcosa senza vita e puramente ideologico ma diventa a tutti gli effetti reale e umano.

Nelle Storie di San Francesco possiamo notare che le scene avvengono in spazi aperti e chiusi; in entrambi i casi la caratteristica saliente è la profondità, che è costruita con geometrica attenzione. Si tratta di una novità senza precedenti se la confrontiamo con l’assoluta mancanza di spazialità nelle opere bizantine.

Il crocifisso di san Damiano
Basilica Superiore di Assisi

I personaggi della storia non sono tutti uguali, realizzati in serie come se si fosse utilizzato lo stesso stampino. Hanno la consistenza reale del ritratto e ciò non può far altro che aumentare il realismo perché non siamo di fronte ad una sorta di marionette che devono interpretare un ruolo ma sono persone vere e proprie.

L’aspetto più curioso è che i modelli scelti non sono solo belli e affascinanti ma sono persone reali con tutti i loro difetti fisici. La bellezza non è la caratteristica più importante e desiderata dal pittore ma l’espressione. Un altro forte punto di scostamento rispetto all’Arte bizantina.

Le mani

Un ultimo importante aspetto, che lascerà una traccia indelebile nell’Arte, e verrà sviluppato anche nei secoli successivi, è rappresentato dalle mani.

Come ben sappiamo è impossibile far muovere le figure in pittura e tanto meno farle parlare; per ovviare a questa mancanza, infatti, è stato inventato il cinema.

Questa limitazione, però, non rappresenta un problema irrisolvibile. Giotto ha trovato un espediente perfetto per creare un collegamento tra i personaggi della storia e trasmettere la sensazione della conversazione tra di essi; le mani possono indicare la persona alla quale ci si rivolge e sottolineano un concetto che si sta esprimendo a voce.

Ad Assisi è avvenuto una prima rivoluzione artistica che ha rappresentato un punto di non ritorno: si è infusa vita alla Pittura.

La prova del fuoco
Basilica Superiore di Assisi

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