Amicizia infinita

AMICIZIA INFINITA

Aldo Tasca

Ciao Guido, oggi non ci sei più, ma il tuo ricordo struggente non mi lascia mai. Scrivo di te per alleviare la nostalgia che mi prende quando ripenso a come ci siamo conosciuti, come abbiamo aperto gli occhi sul mondo, ansiosi di capire, curiosi, stupefatti, felici.

Era il 1949 quando tua madre disse che l’indomani avresti conosciuto un ragazzo della tua età di nome Aldo.

Così ebbe inizio la più splendida amicizia della mia vita. 

«Ciao Aldo» mi dici dopo una sorridente stretta di mano. «Ti faccio vedere il giardino, la barca, gli attrezzi da pesca. Andremo a pescare tutti i pomeriggi. Però oggi prendiamo la bicicletta per fare il giro del lago.» 

«Guarda che io non ho la bici» dico. 

«Ti do quella di mio fratello, è da corsa, come la mia.»

Pedalammo per 90 chilometri, una faticaccia. Non ero abituato a correre in bicicletta come te, ma me la sono cavata. Ero allenato, gareggiavo alla domenica per una squadra di atletica leggera di Milano. Ho finito il giro ricevendo i tuoi complimenti.

Avevi tante passioni, ma quella più importante era la lettura. Già conoscevi libri di Steinbeck, Conrad, Richter, Hemingway, e molti altri. Io avevo letto solo libri d’avventura di Salgari e di Verne. All’inizio mi desti da leggere Uomini e topi, Pian della tortilla, Per chi suona la campana, Mare d’erba. Più tardi, Furore. 

La lettura mi aprì un mondo fantastico pieno di umanità, in cui i protagonisti vivevano esperienze avvincenti e a volte pericolose. Gli scrittori descrivevano il carattere dei personaggi, la loro reazione nei confronti delle difficoltà, la capacità di reagire o accettare le situazioni in cui venivano a trovarsi. Fu per me una rivelazione e divenni un accanito lettore.

Così cominciò un periodo che durò anni, di confronti, discussioni, riflessioni che ci coinvolgevano profondamente e a cui spesso partecipavano le tue compagne di scuola. Erano giovani studentesse affascinate dalla tua personalità. Passavamo interi pomeriggi in appassionate discussioni su quello che leggevamo, vivevamo, studiavamo.

Fu per me un periodo d’oro, in cui mi si formò il carattere e capii che la cultura era il maggior tesoro che un uomo potesse desiderare. Ma anche il mio fisico si formò sotto le sollecitazioni dei lunghi allenamenti in bicicletta, dei pomeriggi passati ai remi della barca con cui andavamo a pescare, delle belle nuotate in cui primeggiavi. Ma tu primeggiavi in tutto quello che facevi. Eri un predestinato.

Finiti gli studi superiori, la nostra frequentazione diminuì, ma non si interruppe mai. Tu prendesti la via dell’università, io quella del lavoro.

Alla mia prima assunzione, mi resi presto conto della necessità di possedere più conoscenze di quelle che mi aveva dato la scuola. Fu allora che iniziò il mio vero studio. Mi applicai con attenzione, con convinzione, con passione, alle scienze tecnico-industriali. Avevo la fortuna di lavorare alla costruzione di centrali termoelettriche. Sotto il comando e le indicazioni di tecnici di grande esperienza, necessitavo di cognizioni di termotecnica, elettrotecnica, fisica, chimica. Mi impegnai quindi al di fuori dell’orario di lavoro, ad acquisire quante più informazioni mi fossero necessarie, per realizzare le mie aspettative.

Caro Guido, quanto mi sono stati d’aiuto gli incontri culturali che abbiamo avuto durante la nostra gioventù. È allora che mi hai aperto la mente. Allora mi hai dato le basi per crescere come uomo, indicandomi la via da seguire per ottenere risultati soddisfacenti per me e per chi mi viveva accanto.

Dal canto tuo, dopo l’apprendistato in un ufficio notarile, hai aperto lo studio a Milano e ti sei subito imposto all’attenzione del mondo del lavoro. 

Un grande costruttore edile, ti affidò l’incarico di legalizzare le vendite del suo grandissimo patrimonio immobiliare. Ma non ti fermasti qui. Andasti in Francia a studiare le leggi e ottenere i permessi per la realizzazione dei primi supermercati italiani. Nel tuo studio sono passati grandi imprenditori che affrontavano per la prima volta le regole giuridiche per la realizzazione della multiproprietà in Italia. Ultimamente sei stato chiamato a dare supporto legale ai parlamentari italiani, impegnati nelle commissioni di studio delle nuove leggi, da sottoporre all’approvazione del parlamento.

Avevi raggiunto l’apice della carriera notarile, ma eri rimasto quel grande uomo pieno di umanità e benevolenza che ti ha permesso di fare del bene a tante persone bisognose d’aiuto.

Instancabile, una mattina, a 78 anni, dopo aver raggiunto l’ufficio, come al solito, in bicicletta, telefonasti a tua moglie proponendole un appuntamento al Tennis Club Milano per giocare con lei una breve partita. Eccoti sul campo. Dopo qualche palleggio di riscaldamento, ti accingi a battere il tuo primo servizio della partita. Butti la palla in aria per colpirla al suo ricadere. Il colpo non parte. La racchetta ti scivola dalle mani. Le ginocchia si piegano. Il corpo si affloscia sul terreno.

Sei volato via in un istante, come hai sempre sperato che succedesse. Tua moglie, le tue figlie, i tuoi numerosi nipoti, gli amici più cari, come me, sono esterrefatti, impietriti dal dolore di fronte a tanta repentina sciagura.  Al momento della notizia della tua fine mi si è aperta una voragine nella quale sono precipitati i ricordi dei nostri, ormai perduti, anni migliori.

Ma la mia consolazione sta nella speranza che tu sia andato a ricevere tutto quello che hai donato, con tanta generosità, intelligenza, attenzione, dolcezza, a coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarti. E un giorno, spero di ritrovarti di nuovo in quella dimensione spirituale che la morte terrena non può annullare. Il tuo ricordo mi da forza, mi consola, dà un senso alla mia vita, mi infonde tranquillità. A presto, caro amico mio.

Il tuo Aldo

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