La fine del mondo: l’incubo dell’Anno Mille

Parlando di Medioevo non si può tacere del terrore collettivo che prese tutto l’occidente cristiano allo scadere dell’anno mille: la paura della fine del mondo.

Tutto cominciò dal libro dell’Apocalisse di Giovanni Evangelista, ove al Capitolo 20 si legge: 

E vidi un angelo che scendeva dal cielo con in mano la chiave dell’Abisso e una gran catena. Afferrò il dragone, il serpente antico, che è il diavolo e il Satana e lo incatenò per mille anni, lo gettò nell’Abisso, lo richiuse e pose il sigillo sopra di lui, onde non seducesse più le nazioni fino al compimento dei mille anni. Quando i mille anni saranno compiuti, Satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magòg, e radunarle per la guerra: il loro numero è come la rena del mare”. (Apocalisse 20 – Bibbia Cei – Nova editio princeps – 2008)

Nacque  il “Millenarismo”, la psicosi collettiva che avrebbe sconvolto credenti e non credenti, negli ultimi giorni del X° secolo. Tutti tremavano di paura, “mille e non più” urlavano i predicatori dai pulpiti e sulle piazze, e giù a raccontare, ognuno come peggio non si sarebbe potuto, come sarebbe stata la fine del mondo: la Morte avrebbe camminato con l’affilata falce, i cavalieri dell’Apocalisse avrebbero cavalcato sulle rovine fumanti, le trombe ultime sarebbero risuonate e voragini, vomitanti fiamme, si sarebbero aperte sotto i piedi dei peccatori. E come se tutto questo non fosse sufficiente, sarebbe apparso anche la Bestia, ossia l’Anticristo.

Il drago trasmette il suo potere alla bestia

E vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sule corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. La bestia ch’io vidi era simile ad una pantera, con zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e la sua potestà grande. Una delle sue teste sembrò colpita a morte, ma la sua piaga mortale fu guarita. Allora la terra intera, presa d’ammirazione, andò dietro alla bestia, e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia dicendo: chi è simile alla bestia può combattere con essa?

Apocalisse, 13 – Bibbia CEI – Nova edito princeps 2008

E così tutti quanti arrivati alla fine dell’anno mille vennero presi da grande paura e si misero a pregare, ad indossare cilici e a mortificarsi, poi però all’alba del giorno dopo, visto che non era successo niente, ripresero a commettere atti impuri e a praticare i vizi capitali tanto quanto prima se non peggio di prima. 

La verità dell’anno mille, storica e antropologica è che la maggior parte dei viventi di allora non sapeva neppure  in che anno stesse vivendo poiché i sistemi di datazione erano assai diversi gli uni dagli altri e da luogo a luogo. Quindi va a capire che in che anno si fosse davvero. 

Noi stessi, neanche oggi né abbiamo  certezza. Vi stupisce? Allora facciamo mente locale al fatto che la data di nascita di Gesù di Nazareth, dalla quale i Cristiani fanno partire l’anno uno (l’anno zero non è mai contemplato) non è esplicitamente riportata in nessun Vangelo (né canonico né apocrifo). Solo Matteo ci da una indicazione, collocando la nascita negli ultimi anni di vita di Erode il Grande che per la più parte degli storici sarebbe morto nel 4 a.C. e quindi, oltre tutto, non avrebbe potuto rendersi colpevole della “strage degli innocenti”. Per gli studiosi di storia e Vangelo la nascita di Gesù si potrebbe datare tra il 7 e il 4 a.C. Se così fosse oggi saremmo non nel 2022 bensì nel 2026 o 2029. Capite che la data che noi ci diamo è puramente convenzionale, c’è poi da dire che  la datazione che noi seguiamo per via di tradizione (che parte dall’anno convenzionale “uno”) basa sul calendario prima giuliano e poi gregoriano e risale al monaco Dionigi il Piccolo, ed è del VI° secolo. Oltre tutto quella riforma della datazione fu oggetto, all’epoca, di grandi critiche, si sfiorò persino lo scisma, in quanto si discostava di uno o due anni dalla datazione fornita dai primi Padri della Chiesa del I e nel II secolo. 

Insomma a quei tempi nessuno sapeva niente ma i predicatori predicavano, maghi e fattucchiere divinavano sfornando oroscopi e previsioni; insomma si erano tutti trasformati in opinionisti tali e quali a quelli che oggi occupano telegiornali e talk show

La medioevalista Chiara Frugoni Settis ha trattato il tema in due suoi scritti, Paure Medioevali. Epidemie, prodigi, fine del mondo (Il Mulino, 2020) e Mille e non più mille. Viaggio fra le paure di fine millennio (Rizzoli, 1999), da cui apprendiamo che ci fu un Abate francese , un certo Abbone che fece di tutto per tranquillizzare i suoi fedeli, ma inutilmente, perché il richiamo (oggi diremmo mediatico) del Mille e non più era troppo forte e le masse erano a tal punto suggestionate da quella isteria collettiva che il povero Abate Abbone passò per negatore dell’Apocalisse e quindi delle Scritture  e ci mancò poco che venisse linciato come emissario  di Satana e come tale  inteso a far morire più gente possibile nel peccato.

Si raccontava di tutto per spaventare la gente, Sigiberto di Glemboux  andava dicendo di aver visto comete  malauguranti, raccontava di terremoti devastanti e di incendi che avevano consumato intere città e ci si mise persino il Vesuvio che proprio in quei giorni eruttò.  A Roma un frate di nome Anselmo girava vestito di stracci e radunava migliaia di fedeli per esortarli a pentirsi. Non si può tralasciare un certo Montano che quando parlava era colto da crisi epilettiche ed era assistito da due sue assistenti Prisca e Massimilla, incaricate di tradurre le sue parole altrimenti incomprensibili. Questo Montano diceva di aver visto per ben quaranta volte scendere dal cielo una seconda Gerusalemme incontaminata entro la quale, solo i puri di cuore, avrebbero potuto accedere e salvarsi. Certo ci furono i soliti razionalisti scettici che obiettavano, ma a questi si rispondeva argomentando “ad autoritatem”: lo dicono le Scritture, punto e basta.  

Una cosa è certa nei documenti storici dell’epoca di questo terrore non c’è traccia, tutto quanto si è poi riportato è tratto da cronache posteriori, e come  sappiamo le cronache medioevali non si sono mai sottratte alla tentazione agiografica, alla propensione, cioè, di esaltare fatti o personaggi per creare miti da cui poi sono nate le leggende. Alessandro Barbero in una sua lezione riassumeva così il tutto:

le vie con cui si creano i miti sono complesse, magari nascono in maniera del tutto innocente, basta che qualcuno aggiunga qualche righina in una cronaca, e magari rimangono lì silenziosi per secoli, poi viene il momento in cui una certa cosa torna utile per le battaglie di quel momento, e allora la si tira fuori e il senso critico sparisce.

Non resta che fare una nota molto seria e specificare che il termine “Apocalisse” non vuole dire “catastrofe” ma  deriva dal greco Apó e Kalýptõ che significa gettare via ciò che copre, quindi letteralmente rivelazione o disvelamento. Nella terminologia ebraica così come nel primo cristianesimo “Apocalisse” stava ad indicare un rivelazione ad un profeta scelto da Dio. In effetti Giovanni ci fa una rivelazione e secondo i moderni teologi è questa la chiave del suo libro. In effetti ci si trova di fronte ad un’opera enigmatica, scritta quasi in codice che però mira a far conoscere Cristo, la sua opera passata e quella futura. Non si tratta di un libro arcano inteso a svelare eventi e catastrofi future, l’autore e il libro sono profetici nel senso più vero del termine: rivelare la Parola, non svelare il futuro.  

Un pensiero su “La fine del mondo: l’incubo dell’Anno Mille

  1. buongiorno. Cresciuta dopo l’anno mille ho potuto in Francia seguire nell ‘arte ( AUTUN , ANGERS l) les rappresentazione che l’apocalisse, col terrore del la fine del mondo, aveva lasciate per indure le nuove generazione a moderare gli instinti per evitare l’inferno ho trovato identiche rappresentazioni in Italia nel arte GRAZIE di avermele ricordate. passato il pericolo che oggi sono in tanti a brandire per ? nascerà un arte nuova? Christiane Begonnet Mail: cbegonnet@outlook.it Mobile: +393387679795

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