Wolfgang Amadeus Mozart (per gli amici Amadé, come era solito firmarsi nella sua corrispondenza) nasce a Salisburgo il 27 gennaio 1756 e morirà a Vienna il 5 dicembre 1791, a soli 35 anni.
La sua personalità è stata, senza dubbio, una delle più poliedriche nella Storia della Musica. La sua carriera artistica è costellata di successi che hanno segnato indelebilmente il modo di comporre e presenta grandi insuccessi e musiche di dubbia qualità e innovazione. La sua biografia è segnata dalla presenza quasi asfissiante di un padre che pur di sfruttare l’immagine di enfant prodige, alimentata da lui stesso, è arrivato addirittura a dichiarare per diversi anni la stessa età del figlio, finché il pubblico non ha iniziato ad avere qualche dubbio in merito.

Gli enigmi che avvolgono l’immagine di Wolfgang Amadeus Mozart sono molteplici e spesso sfociano nella leggenda, se non addirittura nel complotto, come quello relativo alla sua morte, che secondo una teoria poco credibile sarebbe stata causata da Salieri. Un altro enigma alquanto difficile da risolvere riguarda la sua vita e la sua psicologia.

Autoritratto a matita di Maria Anna Thekla Mozart (Bäsle)
Viene da chiedersi come sia possibile che il compositore di 626 opere (molte però sono frammenti o opere davvero minori, come le prime sinfonie dalla durata di poche battute) sia riuscito a raggiungere livelli sublimi nella ricerca estetica e nella creazione artistica e allo stesso tempo sia rimasto imbrigliato in una sfera quasi infantile come la cropofilia. Ovviamente nessuno può avere la pretesa di redigere una valutazione medica esatta e inattaccabile, né tanto meno di raggiungere la verità riguardo una personalità artistica così complessa, ma leggendo direttamente la corrispondenza del maestro viennese, sorgono alcune domande e supposizioni. Un esempio eclatante è la lettera scritta alla cuginetta Bäsle:
Forse lei crede o pensa che io sia morto – che sia crepato? – che abbia tirato le cuoia? – Invece, no! Non lo pensi, la prego, perché pensato e cacato son due cose diverse! – come sarebbe possibile?… non mi voglio affatto scusare del mio lungo silenzio, tanto non mi crederebbe proprio; eppure ciò che è vero è vero! – ho avuto così tanto da fare che avevo sì tempo di pensare alla Bäsle ma non di scriverle e quindi ho dovuto farne a meno. Ma ora ho l’onore di domandare – se sta bene e se tira a campare? – Se di corpo lei va bene? – se ha la scimmia e se la tiene? – Se le piaccio ancora un pochetto? – se scrive ancora con il gessetto? – Se mai si ricorda di pensare? – se non ha mai voglia di andarsi a impiccare? – se aveva un diavolo per capello? – contro di me, povero buffoncello? – Se non vuol far pace con un po’ di buon cuore – ne lascio scappare una, sul mio onore! Ma lei ride… vittoria!
I nostri culi siano simboli di pace! – Lo sapevo bene che non poteva resistermi più a lungo. Sì sì, sono sicuro del fatto mio, dovessi cacare ancor oggi, anche se tra 14 giorni vado a Parigi. Se mi vuol mandare una risposta – da Asburgo per posta – faccia di gran volata – perché se l’ora di partire è già scoccata – non ricevo una lettera ma una cacata – cacca, cacca! – – cacca! – o cacca! – o dolce parola! – cacca – ficca in bocca – bellissimo! – cacca, ficca in bocca! – cacca! – lecca – o charmante! – cacca lecca! – che piacere! – cacca ficca in bocca e lecca – ficca in bocca cacca e lecca cacca! – – Ora per passare ad altro si è divertita per benino a carnevale? Ad Augusta ci si può divertire molto più che qui. Vorrei proprio essere lì per fare quattro salti con lei. La mamma e io porgiamo i nostri saluti al signor padre alla signora madre oltre che alla Bäsle e speriamo che tutti e tre godiate buona salute, come è di noi, grazie e lode a Dio, e lo credo – no. Tanto meglio, meglio tanto. A proposito, come va con il francese? – posso scriverle presto una lettera tutta francese? – da Parigi, non è vero? mi dica un po’, ce l’ha ancora lo spunicunifait?
Quello che lascia spaesati è che Mozart scrive questa lettera in età adulta e la sua scrittura è alquanto sconclusionata e il contenuto decisamente “particolare”. Nonostante lo stile della sua corrispondenza privata che mette sinceramente in dubbio il suo equilibrio e la sua maturità mentale, Mozart ha scritto pagine sublimi come il celebre Lacrimosa. Un brano dall’apparente semplicità nelle scelte di orchestrazione e nella linea melodica del coro. Un brano che presenta sempre lo stesso giro armonico (a dire il vero, potrebbe tranquillamente essere stato scritto qualsiasi studente di composizione) eppure è un pezzo strabiliante, con delle appoggiature uniche, che lo rendono uno dei momenti musicali più alti dell’intera Storia della Musica.
Questo brano è la sintesi dell’intera vita del compositore e la sorte ha voluto che fosse l’ultimo brano a cui lavorasse personalmente. A dire il vero, il Lacrimosa non è stato scritto interamente da Mozart (come la maggior parte dei brani del celeberrimo Requiem), bensì è stato completato da Franz Xaver Süssmayr, suo segretario e allievo, che ha seguito gli appunti del maestro per completare la grande opera lasciata incompiuta a causa della prematura morte.
Per quante parole si possano spendere per descrivere la meraviglia di questo brano, nessuna riuscirà a rendere a pieno la sua grandezza. L’ascolto (meglio se ripetuto più volte) è l’unico modo per apprezzarlo a pieno questo brano sublime. Una delle migliori interpretazioni di questo brano è quella che veda alla bacchetta del compianto maestro Claudio Abbado; una grande genio musicale che interpreta un altro genio.
Questo articolo è tratto dalla serie pubblicata su Latelier 91 il 16 aprile 2020 (https://wordpress.com/post/latelier91.wordpress.com/1713)