L’Arte di saper ridere e di saper far ridere non può essere ridotta alla pura e semplice comicità, come la si intende oggi nel Cinema e nell’Avanspettacolo. Il rapporto tra la Comicità e l’Umanità è molto complesso e ricco di sfumature ed è intimamente legato con la vita quotidiana.
La Storia ha visto consolidarsi uno stretto rapporto tra la Comicità e la stessa Umanità. Nonostante nella nostra contemporaneità l’Arte di far ridere abbia virato inesorabilmente verso il trash, sarebbe bene ricordare che essa è tra gli aspetti più importanti dell’esperienza umana. Infatti, è proprio attraverso la Comicità che gli esseri umani hanno trovato delle modalità con le quali esprimere ed affrontare le sfide, anche quelle più impegnative, della quotidianità, come i conflitti sociali, politici e anche quelli culturali.
Già nell’Antichità possiamo trovare importanti esempi di quest’Arte di vita. Rileggendo le più importanti commedie greche e romane, possiamo renderci facilmente conto di quanto sia lo spazio offerto alla critica sociale e politica attraverso la satira e il sarcasmo. I più conosciuti commediografi dell’epoca, come Aristofane e Plauto, usavano la Comicità per mettere in discussione le convenzioni sociali e per esplorare i difetti umani. Spesso le loro opere offrivano una prospettiva critica e, allo stesso tempo, umoristica sulla vita quotidiana e sulle istituzioni dell’epoca.

I secolo a.C.
Tra le opere che sono giunte sino a noi di Aristofane, è bello ricordare Le Nuvole, un’opera scritta nel 423 a.C. in cui l’autore mette in ridicolo la Sofistica e Socrate. Nel 405 a.C. scrisse la commedia Le Rane, che è una vera e propria satira dell’ambiente teatrale di Atene e propone un confronto tra Euripide ed Eschilo. Per non parlare de L’assemblea delle donne, opera estremamente attuale nonostante sia stata scritta nel 392 a.C. e che mette in luce le disparità di genere nella società ateniese. Anche Plauto non è da meno e scrive La commedia degli errori, che ruota attorno a un caso di scambio di identità tra due gemelli separati alla nascita.
Nel Medioevo europeo possiamo notare una virata più popolare per quanto riguarda la comicità. Infatti, il teatro popolare e le farse sono più caratterizzati da un umorismo grezzo e da situazioni comiche che riflettevano la vita dei contadini e delle classi meno agiate. Ovviamente, queste forme di comicità non erano fini a sé stesse ma erano spesso utilizzate per criticare le élite e le istituzioni religiose e politiche.
Un’opera da riscoprire è il Miracolo di Teofilo (nome che significa “amico di Dio” o “amato da Dio”). Si tratta di una rappresentazione medievale che satirizza la corruzione ecclesiastica attraverso il personaggio del vescovo corrotto. Anche la Francia offre un’opera interessante verso la fine del Medioevo: La Farce de Maître Pathelin (La Farsa del Maestro Pathelin), una satira della giustizia e della corruzione legale.
Il Rinascimento si caratterizza per una grande sensibilità estetica e una cultura ampia e molto variegata. Non a caso, la commedia umanistica italiana ha abbracciato un umorismo più sofisticato, spesso basato su giochi di parole, doppi sensi e satira morale.

Tiziano Vecellio
Palazzo Pitti (Firenze)
Tra le opere più importanti, alcune purtroppo estromesse dai percorsi di studi, possiamo trovare la celeberrima commedia La madragola scritta da Niccolò Machiavelli nel 1518, che è una perfetta satira morale impegnata a criticare l’ipocrisia religiosa e sociale della sua epoca, in cui possiamo trovare personaggi corrotti e moralmente discutibili che sono a tutti gli effetti simboli delle contraddizioni della società dell’epoca. Risale, invece, al 1525 La cortigiana di Pietro Aretino; commedia dal carattere tagliente che critica i costumi licenziosi e la corruzione che animava la società rinascimentale. Anche Ludovico Ariosto si cimenta nella critica satirica della società e scrive I Suppositi, un’opera in cui i protagonisti attraverso una serie di trucchi e inganni mette in ridicolo la società rinascimentale e sottolinea l’importanza dell’ingegno e dell’astuzia per poter sopravvivere all’intricata vita di corte.

Tutte le espressioni umane, e la Comicità non fa eccezione, si sono evolute e adattate ai cambiamenti sociali delle varie epoche. Durante quell’epoca chiamata modernità, tra il XIX e il XX secolo, abbiamo avuto grandi commediografi come Molière, Oscar Wilde e George Bernard Shaw, che hanno scritto opere intramontabili ma che non si discostano molto dall’obiettivo dei grandi autori del passato. Anche in quest’epoca, che si barcamena tra tradizione e modernità, gli artisti si divertono a criticare le classi sociali e le istituzioni del loro tempo.
Una delle più celebri commedie satire è la celeberrima L’importanza di chiamarsi Ernesto, scritta da Oscar Wilde nel 1895; tra le pagine di quest’opera l’autore esplora temi come l’ipocrisia sociale, l’ossessione per la reputazione e l’importanza delle apparenze nella società vittoriana. Nel 1912 viene pubblicato il Pigmalione di George Bernard Shaw, la sua satira sociale esplora le questioni di classe, seduzione e il tema dell’identità.

Il XX secolo è stato un importante spartiacque nella Storia. Molte sono state le invenzioni realizzate e tra le più interessanti abbiamo avuto, senza ombra di dubbio, il Cinema e la Televisione. Queste due invenzioni hanno dato il loro contributo alla diffusione globale della comicità attraverso film, sitcom e spettacoli comici. Artisti come Charlie Chaplin, Buster Keaton, Lucille Ball, Richard Pryor, Eddie Murphy, Monty Python, Rowan Atkinson, Stan Laurel e Oliver Hardy e molti altri hanno influenzato profondamente la cultura popolare con il loro umorismo.
In generale, la Comicità ha sempre avuto un ruolo importante nell’umano, offrendo una via per esplorare la condizione umana, i suoi difetti e le sue contraddizioni, così come per trovare conforto e sollievo dalle sfide della vita quotidiana. La Comicità, attraverso la sua capacità di mettere in discussione le convenzioni e di far riflettere, essa continua a essere una forza potente nell’Arte e nella Cultura contemporanee.
