Bernadette Soubirou – Capitolo 6: infermiera

Suor Marie Bernarde assunse dunque l’incarico di aiuto-infermiera dietro gli ordini di suor Marta. Tutte le ammalate che beneficiarono dei suoi servigi furono unanimi nel rilevare la sua delicatezza, dolcezza, bontà e capacità di consolare e di incoraggiare, cosa non trascurabile. Sostenevano che la sua allegria fosse per certo contagiosa.

Nel frattempo la salute di suor Marta peggiorò e suor Marie Bernarde dovette assumersi grandi responsabilità pur seguendo le prescrizioni del dottor Saint-Cyr. È certo che la sua gentilezza e sensibilità non esclusero una certa fermezza in caso di bisogno.

Soubirous la sedia
La sedia di Suor Marie-Bernarde

Arrivò il giorno in cui suor Marie Bernarde dovette farsi carico della responsabilità dell’infermeria (era il 1870), proprio quando il convento di S. Gildard venne destinato ad essere un ospedale a causa della guerra contro i Prussiani. Il  lavoro con i feriti fu massacrante, curò anche dei prussiani, sostenendo che Dio era ovunque, anche in mezzo a loro. Il 18 gennaio 1871, fortunatamente, venne firmato l’armistizio e tutto finì.

Nel frattempo, numerosi furono i lutti nella famiglia Soubirous. Anche le sue crisi di asma si fecero più pesanti e così pure gli eccessi di tosse provocati da un’evoluzione della tubercolosi. Questo peggioramento non le permise di proseguire le sue attività di infermiera e verso i primi giorni del 1874 fu destinata alla Sagrestia. Il suo compito era quello di curare la biancheria dell’altare con perizia particolare come pure la decorazione floreale.

Se come infermiera era riuscita a passare inosservata, come sagrestana le fu praticamente impossibile, pertanto le prime volte tentò di allontanarsi dopo di che disse:

Ebbene sia! Darò spettacolo come la bestia, purché io sia la bestia del buon Dio!

Fingendo di ignorare tutte le persone che l’attendevano, passò loro davanti.

Soubirous camera di Bernadette
La camera di suor Marie-Bernadette

La salute migliorò a tal punto che nel luglio 1876 avrebbe potuto recarsi con altre suore a Lourdes in occasione della consacrazione della Basilica e dell’incoronazione della statua ma rifiutò, temeva di essere vista, riconosciuta, ammirata e festeggiata. Lourdes non le apparteneva più, lì aveva accolto il messaggio di Maria, l’aveva trasmesso agli uomini e si era ritirata a Nevers per viverlo.

La salute di Bernadette da quel momento però non fece che peggiorare e il tumore osseo al ginocchio cominciò ad impedirle di camminare. Trascorse così molti giorni a letto e nei giorni in cui si sentiva meglio si dedicava al cucito, al ricamo e a qualche passeggiata nel giardino dove pregava dinnanzi alla statua della Madonna delle Acque. Se poteva assisteva anche alla ricreazione delle novizie che divertiva con canzoni in dialetto o imitazioni del dottor Cyr. Nei giorni di brutto tempo ricamava i camici liturgici in pizzo, dei veri e propri capolavori.

In quei periodi ricevette anche la notizia che l’abate Peyramale era morto, provò un gran dolore e gridò: “Oh! Signor curato!” e successivamente si accasciò al suolo in ginocchio con le mani giunte, era l’8 settembre 1876 data in cui la chiesa festeggia la Natività di Maria.

Il 22 settembre 1878 pronunciò i voti perpetui. I tempi trascorsi a letto si allungavano sempre più, un giorno disse:

non sono più buona a nulla sono simile ad una scopa riposta dietro la porta dopo l’uso.

Bernadette non temeva il dolore ma non sopportava facilmente l’inattività e l’essere servita, lei voleva donarsi agli altri. Diceva:

Il buon Dio mi manda la malattia, bisogna che io la accetti, soffrire è il mio dovere.

Bernadette accetta la malattia e in ogni momento ne rinnova l’offerta a Dio, dicendo

Soubirous In Camera
Suor Marie-Bernarde in camera

non badate alle mie contorsioni, io sono felice di soffrire, sono più felice io col crocifisso sul letto della mia sofferenza che una regina sul trono, più sono crocifissa più sono felice.

Alla fine della sua vita quando risultarono evidenti le devastazioni che la carie ossea aveva operato nel suo fisico, si comprese finalmente il peso sovrumano della croce che aveva portato cercando di non farsi notare. Descrive molto bene la crocifissione del suo corpo e l’agonia della sua anima la frase da lei pronunciata:

Sono macinata come un chicco di grano.

“In tutta la parte inferiore non c’è più pelle” disse un infermiera, Marie Bernadette morì 15 giorni dopo. Prima di morire ripeté più volte:

Santa Maria, Madre di Dio, pregate per me, povera peccatrice.

Poi chiese da bere come Gesù, fece un grande segno della croce e iniziò a recitare un’Ave Maria che non riuscì a terminare. Due grosse lacrime colarono sulle sue gote mentre morendo premette ancora il Crocifisso sul suo cuore, poi inclinando la testa rese dolcemente la sua anima, era il 16 aprile 1879 mercoledì della settimana di Pasqua ore

Soubirous morta

15:15, chi la vide morta affermò che era molto bella.

La santità di Bernadette va ricercata nella bellezza della sua persona; ella restò semplice, umile, con gli occhi fissi sulla sua pochezza e neppure per un istante pensò di essere più di quello che fosse.

Il suo funerale, il 19 aprile, fu una sorta di festa gloriosa. Il 30 maggio, il piccolo corpo di suor Marie Bernarde verrà inumato nella cappella di San Giuseppe all’interno del convento per quasi mezzo secolo.

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