diari, epistolari e memorie nel Settecento
I documenti privati, diari, lettere e memorie, offrono alla curiosità del lettore un aspetto insolito della storia. Quest’ultima deve necessariamente avvalersi di documenti ufficiali, se tuttavia gli scritti privati non ci fossero pervenuti, saremmo privi di molti aspetti necessari per conoscere il passato.

Questa rubrica è focalizzata su un periodo storico complesso, il Settecento, in un paese, la Svezia, che alla fine del secolo avrebbe visto mutate per sempre la propria politica ed influenza internazionale, la dinastia regnante, e persino il proprio territorio, con la perdita definitiva della Finlandia e della Pomerania svedese.
In Svezia, la prima metà di questo secolo complesso fu caratterizzata dall’alternanza al potere di due partiti, gli “hattarna” (o “cappelli”, progressisti e legati alla politica del regno di Francia) e i “mössorna” (o “berretti da notte”, conservatori e legati politicamente all’Inghilterra e alla Russia). Questo periodo, chiamato “frihetstid” (o “tempo della libertà”) vide il potere regale sottomesso a quello del partito dominante e del parlamento.

Dopo la salita al trono di Gustav III, le cose cambiarono drammaticamente. Questo re giovane, dalla personalità geniale ed eccentrica, ed amante della cultura e – in modo particolare – del teatro, diede una impronta personale e innovativa alla politica interna ed esterna, alla vita di Corte, e a quella sociale ed intellettuale del paese: è, il suo regno, quel periodo della storia svedese che viene ricordato con il nome di “gustaviano”.
Iniziato con un golpe militare organizzato dal giovane re nel 1772, per ristabilire un potere monarchico assoluto e porre fine ai senza spargimento di sangue ai litigi fra i due partiti, il periodo gustaviano terminò altrettanto drammaticamente, con un colpo di pistola sparato nell’Opera di Stoccolma il 16 marzo 1792 durante un ballo in maschera, che si rivelò fatale per re Gustav III. Dopo la sua morte, cominciò il declino sociale, politico ed economico del paese, fino all’esilio di Gustav IV Adolf, figlio di Gustav III e all’instaurarsi in Svezia dell’attuale dinastia dei Bernadotte, il cui primo esponente fu un generale napoleonico chiamato dagli stessi svedesi per assumere la reggenza di un paese devastato e sull’orlo della bancarotta.