La signora Neve

Tratto da una fiaba tedesca


C’era una volta una donna che aveva due figlie. Una, molto pigra, insolente e lagnosa, si chiamava Nerina, l’altra, che in verità non era la figlia ma la figliastra, si chiamava Bianca, ed era bella, buona e premurosa.

Così, mentre Nerina se ne stava tutto il giorno in panciolle, protetta dalla madre, alla povera Bianca spettavano tutti i lavori pesanti che la matrigna le affidava. Era lei che spaccava la legna, accendeva il fuoco, prendeva l’acqua al pozzo, cuciva e dava da mangiare agli animali.

Bianca non si lamentava mai, anzi, faceva sempre tutto di buon grado.

Ogni giorno, inoltre, si sedeva accanto al pozzo per filare.

Un giorno, però, distratta dal canto di un uccellino, si punse un dito e il suo sangue macchiò il fuso. Bianca cercò di lavarlo, ma il fuso, per disgrazia, cadde nel pozzo. La ragazza corse dalla matrigna per avvisarla e quella disse: “Adesso arrangiati. Va’ al pozzo a riprendere il fuso!”.

Bianca tornò al pozzo e, non sapendo bene che fare, si sporse troppo e rotolò giù, sempre più in fondo. Nella caduta svenne, ma quando si risvegliò stava bene, era sdraiata su un prato, e sul prato c’era un forno di pietra e nel forno c’erano dei pani, che le dissero: “Tiraci fuori, se no bruceremo”.

Bianca non se lo fece ripetere due volte e li tirò fuori dal forno prima che bruciassero.

Riprese il cammino e arrivò accanto a un albero carico di mele. L’albero disse: “Ragazza, mi puoi scuotere per favore? I miei rami sono troppo carichi e le mele sono mature”.

Bianca non se lo fece ripetere due volte: scosse il melo e, quando tutte le mele furono cadute, proseguì per la sua strada. Alla fine arrivò davanti a una casetta. Alla finestra era affacciata una vecchina dai denti lunghissimi.

Bianca si spaventò e fece per fuggire, ma la vecchia le disse: “Non avere paura, ragazza mia. Rimani con me e ti troverai bene. Dovrai solo darmi una mano nelle faccende di casa, e ogni mattina dovrai scuotere per bene la trapunta, il cuscino e il materasso del mio letto, fino a far volare tutte le piume. Così, sulla Terra potrà nevicare. Io, infatti, sono la signora Neve. Se mi aiuterai, avrai la tua ricompensa”. La vecchina aveva parlato con tale dolcezza che a Bianca passò ogni timore e decise di restare.

La ragazza si fermò dalla buona vecchina per giorni e giorni, le fece compagnia e l’aiutò nelle faccende domestiche. Ogni mattina scuoteva di gran lena la trapunta, il cuscino e il materasso e tutte le piume volavano nella stanza. E sulla terra, come per magia, nevicava.

In cambio, la vecchina si affezionò a lei: la trattava come una nipote, e per pranzo e cena le cucinava cibi prelibati per ringraziarla delle sue cure.

Ma un giorno a Bianca venne nostalgia di casa e così disse alla signora Neve: “Nonnina, posso tornare a casa? Sto molto bene qui, ma vorrei tanto rivedere mia sorella e i miei animali”.

“Va bene, mia cara” disse la signora Neve. “Ti accompagnerò per un tratto e ti darò la tua ricompensa”.

Così prima di congedarla, le restituì il fuso che era caduto nel pozzo, e la accompagnò sulla soglia di un grande portone. Quando Bianca lo oltrepassò, cadde una pioggia d’oro che le ricoprì il vestito. “Ecco il regalo per essere stata brava e buona con me” disse la signora Neve. “E ora va’ e sii felice!”

Non appena il portone si chiuse alle sue spalle, Bianca si ritrovò accanto al pozzo. E, quando la ragazza raggiunse il cortile di casa, il gallo cantò: “Chicchirichì, chicchirichì! La nostra fanciulla d’oro è qui!”

Matrigna e sorella la videro dalla finestra e le corsero incontro. Notarono subito che il suo vestito e i suoi capelli erano coperti di gocce d’oro.

“Che cosa ti è successo?” le chiesero. Bianca raccontò della caduta nel pozzo, dell’incontro con la vecchina e delle giornate trascorse da lei. “E per i servizi che le ho reso, guardate che dono mi ha fatto.”

Il mattino dopo la madre prese con sé Nerina, la figlia prediletta, la portò accanto al pozzo e le mise in mano il fuso. “Adesso lavora, e poi pungiti le dita” le ordinò. Nerina filò, ma si stancò presto, allora mise una mano sui rovi per farla sanguinare, col sangue sporcò il fuso e lo gettò nel pozzo.

Come la sorella, anche Nerina volò giù nel pozzo, svenne e si ritrovò sul prato accanto al forno dove cuocevano le pagnotte.

“Tiraci fuori, se no ci bruciamo” dissero i pani.

“Non sono mica mata, non voglio certo scottarmi per voi” rispose Nerina in malo modo, e se ne andò.

Poco dopo, passò sotto l’albero di mele e questo disse: “Scuotimi, scuotimi, le mie mele sono mature”.

“Fossi matta” rispose Nerina.

“Così magari mi cade una mela in testa.”

Quando arrivò alla casa e vide la signora Neve, non si spaventò affatto nel vedere i suoi lunghi denti, anzi, poiché era sfacciata e pensava già all’oro che avrebbe guadagnato, le disse: “Posso stare qui da lei?”.

La vecchina la prese con sé, e il primo giorno Nerina si sforzò di aiutarla e fece quello che la signora Neve le disse di fare.

Ma già al secondo giorno si impigrì.

E al terzo addirittura non si alzò nemmeno dal letto. Figurarsi poi se avrebbe sprimacciato trapunta, cuscino e materasso per far volare le piume.

La signora Neve, al quarto giorno, già non la sopportava più e le disse: “Sei rimasta abbastanza, te ne puoi anche andare”.

Nerina se ne rallegrò e uscì dal portone, pensando alla pioggia d’oro che le spettava.

Ma non appena uscì, su di lei piovvero solo pece e piume. Così se ne tornò a casa senza oro, tutta nera e impiastricciata. E il gallo nel cortile gridò: “Chicchirichì, chicchirichì! La nostra fanciulla nera è qui!”.

Per quanto si lavasse e si sfregasse, la pece non veniva via, neanche dopo giorni.

La madre le urlò dietro, disperata per quella sua figliola tanto pigra quanto sciocca.

E si pentì di averla educata e viziata in quel modo. Ma Bianca ebbe pietà della sorella e regalò a Nerina metà del suo oro.

2 pensieri su “La signora Neve

  1. Das ist ja unsere Frau Holle. E una fiaba tipicamente tedesca, viene premiato chi é più ubbidiente. Da Bambina mi sono sempre meravigliata come mai si possa essere così stupido di saltare in un pozzo, pieno d’àcqua tra l’altro. E tipico nelle fiabe tedesche il rapporto dei figli – normalmente figlie- tra madre vera é la madrina cattiva. . Siehe Händel und Gretel, Schneewittchen, Aschenbuttel ecc…

    Seque un racconto molto carina della mia gioventù, molto sentito nelle mie parti come storia della nascita di Jesu bambino non in chiave religiosa. Karl Heinrich Waggerl era un Scrittore austriaca, Maestro di scuola elementare molto popolare, l’abbiamo letto anche s scuola, elementare suppongo. Non mi sento di tradurröo in italiano, è scritto in una maniera molto particolare.

    E con questo buone feste e non mangiato troppo.

    Helga Buone feste Helga . >

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