Babushka

Tratto da una leggenda popolare russa


C’era una volta una donna anziana che viveva da sola in un’isba in mezzo al bosco, poco lontano da un villaggio. Babushka (così tutti chiamavano affettuosamente la nonnina) teneva la sua isba sempre in perfetto ordine.

Trascorreva, infatti, le sue giornate a spolverare, lavare, lucidare i pavimenti e i modesti mobili che arredavano la casa. Gli abitanti del villaggio le volevano bene e andavano spesso a trovarla, anche perché, quando non era intenta a pulire, Babushka cucinava per loro zuppe succulente, torte e dolcetti deliziosi. Confezionava bambole di lana e paglia, pupazzi e marionette per i loro bambini.

Era sempre così indaffarata che una fredda notte di dicembre non si accorse della stella cometa che risplendeva nella volta celeste e rischiarava perfino l’interno dell’isba.

Babushka stava lavorando a maglia vicino al focolare, quando sentì bussare alla porta.

Andò ad aprire e vide quattro pastori tremanti, avvolti nei loro mantelli luccicanti di brina. “Nonnina, ci puoi dare riparo per questa notte, per favore?” chiesero i pastori.

“Entrate, entrate pure” disse la buona Babushka. “Venite a sedervi accanto al fuoco, vi darò una scodella di zuppa calda, appena fatta. Così mi raccontate cosa vi ha portato fin qui in questa notte di gelo.”

“Ma come, non lo sai, nonnina? Non hai visto i segni nel cielo? Non hai visto la stella dalla lunga coda argentata? Noi la stiamo seguendo e lei ci porterà dal piccolo re che è appena nato. Dicono che porterà pace e gioia su tutta la Terra… Nonnina, perché domattina non vieni con noi?”

Babushka aveva timore di lasciare la sua isba. Andare alla ventura e affrontare un lungo cammino non era certo per lei.

“Sono troppo vecchia per viaggiare e fuori c’è nonno Gelo. Le mie povere ossa sono stanche. No, no, andate voi a salutare questo bambino prodigioso, anche da parte mia.”

Così, il mattino dopo, di buon’ora, i pastori ringraziarono la vecchina per l’ospitalità e ripresero il cammino.

Babushka quel giorno pulì con mino energia, si sentiva un po’ triste. In fondo in fondo, avrebbe desiderato anche lei conoscere quel bambino, il timore di allontanarsi dal suo villaggio però era più forte del desiderio. Giunse la sera. Babushka stava per andare a dormire, quando sentì delle voci venire dal bosco.

Prese una lanterna e si affacciò sulla soglia della sua isba, per capire che cosa stava accadendo. Quello che vide le riempì gli occhi di stupore. La luce della lanterna illuminò il volto di tre uomini dalle lunghe barbe, avvolti in sontuosi manti di ermellino, seguiti da un corteo di servitori e valletti, cavalli e cammelli che trasportavano scrigni preziosi pieni di doni. “Chi siete?” balbettò Babushka, intimorita.

“Siamo i Magi” dissero i tre uomini con voce grave. “Veniamo dal lontano Oriente, stiamo andando a conoscere e adorare il nuovo re appena nato, il piccolo re della pace e della gioia. Vieni anche tu con noi, unisciti al corteo.”

Babushka disse loro quanto aveva già detto ai pastori: “Mi piacerebbe venire e incontrare il prodigioso bambinello ma vedete quanto sono vecchia… Salutatelo da parte mia”.

Lasciò che il corteo proseguisse lungo la strada. Quando anche l’ultimo valletto sparì dalla sua vista, Babushka tornò dentro casa e sedette accanto al fuoco ma il suo cuore era pensante.

Trascorrevano i giorni e Babushka diventava sempre più triste. Era pentita di non aver seguito i pastori e il corteo dei Magi. Pensò molto al bambino, il piccolo re della pace e della gioia.

Allora, indossò il suo vecchio mantello, si mise uno scialle in testa, prese la gerla, la riempì di dolci, di bambole, pupazzi e marionette, se la caricò sulle spalle e partì, appoggiandosi alla sua inseparabile scopa.

Babushka camminò a lungo, attraversò villaggi e campagne, a tutti chiedeva se avessero visto passare il corteo dei Magi e quattro pastori che andavano ad adorare il piccolo re della gioia.

Nessuno sapeva rispondere con certezza: “Forse devi andare dietro quella montagna… Forse devi attraversare la grande foresta… Ci è sembrato di udire che erano diretti a una grotta”. Babushka non raggiunse mai il corteo, né trovò il piccolo re, e allora decise di regalare i doni che aveva con sé ai bambini incontrati lungo il cammino.

Da quel momento tutti gli anni, nei primi giorni di gennaio, in onore di quel bimbo re che lei non aveva mai visto, Babushka partiva dalla sua isba con la gerla colma di dolci e giochi, li lasciava sulla soglia delle case dove abitavano i bambini.

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