Siamo di fronte ad uno dei nudi più famosi ed emblematici della Storia dell’Arte.
Non abbiamo molti dati relativi a questa commissione, purtroppo per me, anche se quest’alone di mistero ha indubbiamente contribuito alla fama del dipinto. Molto probabilmente Goya ha ricevuto questa commissione tra il 1797 e il 1800 da parte di Godoy, Primo Ministro sotto Carlo III, a cui il sovrano aveva conferito enormi poteri.
Secondo l’interpretazione di alcune fonti, è probabile che questo quadro fosse destinato all’alcova del Primo Ministro, che era decorata da diverse opere di nudi; oltretutto era in buona compagnia dal momento che era vicino alla Venere allo specchio (o Venere Rokeby) di Velázquez. Quest’ultimo quadro era stato un regalo che la Regina Maria Luisa aveva fatto a Godoy, quando i due erano amanti. Velázquez realizza il quadro, con questo soggetto mitologico, nel modo più casto possibile, infatti non vengono messi in mostra né i seni né il pube della donna.
Goya è molto più sfacciato del maestro che l’ha preceduto e percorre una strada ben diversa. La sua maja è una vera e propria donna in carne ed ossa, con una carica molto accentuata di sensualità e di conseguenza mostra tutto quello che può mettere in mostra. Per la prima volta nella Storia dell’Arte lo spettatore si trova davanti ad un nudo così realistico da vedere addirittura i peli pubici! Immaginiamoci lo scandalo.
Nel caso non bastasse il realismo del ritratto a creare imbarazzo, Goya ha voluto rincarare la dose realizzando uno degli sguardi più penetranti e disinibiti che mai sono stati fissati sulla tela. Anche lo spettatore più spavaldo e sicuro di sé prova una punta d’imbarazzo nel fissare direttamente negli occhi la fierezza e la sfrontatezza della maja.
In quest’opera Goya raggiunge una perfezione stilistica e pittorica quasi unica. La luce è talmente intensa da illuminare tutto ciò che tocca, ad un punto tale che potremmo anche osare dire che la figura è di per sé luminescente. L’ambiente, invece, è oscuro e crea un contrasto tale con il corpo da dare l’impressione che sia sospeso.
Si è scritto molto su chi possa essere la donna ritratta. Qualcuno ha avanzato anche l’ipotesi che potesse trattarsi della Duchessa di Alba. Teoria alquanto improbabile se si pensa che nel 1800 la donna si ammalò di tubercolosi e morì nel 1802. La teoria più accreditata è quella seconda la quale la donna rappresentata sia Pepita Tudò, amante di Godoy.
Godoy si concesse un vezzo alquanto curioso: commissionò un secondo quadro, in cui è ritratta la stessa donna, nella stessa posizione ma completamente vestita. In questo modo, sovrapponendo le due tele si poteva avere l’effetto strategico del “cambio d’abito”. Effetto strategico, se riflettiamo, dal momento che si poteva vestire o spogliare la donna in base alla necessità del momento.

Museo del Prado, Madrid
Articolo tratto dalla serie pubblicata su Latelier 91 il 7 aprile 2020 (https://latelier91.wordpress.com/2020/04/07/goya-capitolo-7-la-maja/)
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