San Girolamo, il traduttore della Bibbia

Sophronius Eusebius Hieronimus, detto il “leone dei cristiani”, pose al centro della propria vita la Bibbia. La tradusse, la commentò e si impegnò a viverla concretamente. Si dichiarava nemico giurato di tutti i peccatori, e tra questi, al primo posto, metteva se stesso.

Era nato a Stridone (oggi Zrenj in Croazia) all’incirca nel 347, da una famiglia cristiana che gli assicurò una adeguata istruzione. Perfezionò i suoi studi a Roma ove si appassionò ai classici greci e latini e in breve divenne uno degli uomini più colti del suo tempo, così che venne chiamato “vir trilinguis” per la perfetta conoscenza di latino, greco ed ebraico.

San Gerolamo (1606)
Caravaggio – Galleria Borghese

Aveva, però, un carattere pessimo e riuscì a farsi odiare anche dagli amici più cari, come avvenne per il suo più valente discepolo: Ruffino di Aquileia. Costui ebbe il torto di scrivere in un suo libro che Girolamo aveva sempre un po’ trascurato Origene di Alessandria (considerato uno dei più grandi teologi cristiani delle origini). Girolamo la prese male e buttò giù un libello in forma di lettera, Apologia adversus libros Rufini in cui lo fece letteralmente a pezzi.

Sui nemici giurati erano i pelagiani (movimento eretico derivante dalle teorie del monaco Pelagio, che proponevano un cristianesimo razionalistico nel quale si negava la concezione della Chiesa, unica via di salvezza grazie al suo ministero di amministratrice dei Sacramenti). Girolamo scrisse il Contra Pelagianus, un trattato così violento che i pelagiani, per vendicarsi, diedero fuoco al monastero ove viveva.

Nel 382 Papa Damaso, conoscendo la sua fama di studioso, lo chiamò a sé come segretario e consigliere personale e lo incoraggiò ad intraprendere una nuova e più corretta traduzione in latino dei testi biblici (la versione completa dell’Antico Testamento era scritta in ebraico e il Nuovo Testamento era scritto in greco). Il risultato fu sorprendente, Girolamo attuò la traduzione e la revisione dei quattro Vangeli canonici, del Salterio e di gran parte dell’Antico Testamento, tenendo sempre a base le versioni originali. La sua traduzione costituì la cosiddetta Vulgata Editio che divenne il testo “ufficiale” della Bibbia della Chiesa latina, riconosciuto tale dal Concilio di Trento e che permane tutt’ora, anche dopo la revisione, ordinata nel 1965 da Papa Paolo VI (la “Biblorum Sacrorum Nova Vulgata Editio”).

L’opera fu davvero immensa, Girolamo non si limitò alla traduzione ma anche all’armonizzazione dei testi, in modo da favorire l’unità liturgica, nel tentativo di eliminare imprecisioni, errori, omissioni o aggiunte presenti nei tentativi di traduzione precedenti che erano raccolti nella “Vetus latina”. Girolamo, tenne sott’occhio i testi in aramaico, ebraico e greco e quella autorevole versione greca dell’Antico Testamento, detta “dei Settanta” che era la traduzione dall’aramaico in greco degli antichi testi giudaico-rabbinici. La versione dei Settanta o Septuaginta, che secondo la tradizione fu opera di 72 saggi ad Alessandria d’Egitto costituisce tutt’ora la versione liturgica dell’Antico Testamento per le Chiese Ortodosse d’Oriente.

Non è possibile sapere con sicurezza quanto del lavoro fu revisione di testi precedenti e quanto fu traduzione ex-novo, dal punto di vista tecnico si può comunque asserire che Girolamo nella sua opera di traduzione si attenne ad un rigido criterio di rispetto della Parola scritta ed è lui stesso che lo affermava scrivendo:

anche l’ordine delle parole è mistero e rivelazione.

Girolamo non solo tradusse ma fornì di commento i testi biblici, per lui i commentari dovevano offrire tutte le diverse spiegazioni possibili

in modo che il lettore avveduto… al pari di un esperto cambiavalute, sappia rifiutare la moneta falsa.

Contra Rufinum 1, 16

Girolamo oltre al peccato, aveva la fissa delle donne: non le sopportava proprio. A differenza di Sant’Agostino (trovate qui l’articolo a lui dedicato) e Sant’Ambrogio (leggi l’articolo dedicato), evitava ogni contatto fisico con l’altro sesso. Era a tal punto ossessionato dall’eros che non ammetteva neppure i bagni caldi perché eccitavano i sensi. A dirla giusta, però, non è che evitasse proprio tutte le donne, per alcune, specie se d’alto lignaggio e facoltose, qualche riguardo l’aveva. Ad esempio a Roma c’era una schiera di nobili matrone che ogni settimana si riuniva per studiare le Scritture e lo chiamavano a far da coordinatore. Ovviamente la cosa suscitava pettegolezzi e Girolamo, quando Papa Damaso morì, partì per l’Oriente accompagnato ed a spese di una di quelle nobili matrone di nome Paola e di sua figlia Giulia Eustochio, che verrà in seguito consacrata santa semplicemente come Eustochio (la ricorrenza liturgica è il 28 settembre). Dopo aver girovagato tra Palestina ed Egitto, si stabilirono a Betlemme fondandovi un monastero per gli uomini e uno per le donne. A proposito della giovane e bella Eustochio, quando Girolamo la conobbe le scrisse una lettera Libellus de custodia virginitatis nel quale la metteva in guardia dal fatto che la verginità la si poteva perdere anche col solo pensiero. Gli amici della giovinetta non la presero bene e presero lui a legnate, lasciandolo mezzo morto sul selciato, minacciando anche di buttarlo nel Tevere se si fosse azzardato a scrivere di nuovo. Eustochio, però, era così affascinata da Girolamo che lo seguì sempre e ovunque egli andasse, finché un brutto giorno del 419 a Betlemme, si ammalò e morì.

Sul sesso Girolamo era proprio invasato, era continuamente soggetto a tentazioni, donde pentimenti, digiuni e cilici. Arrivò addirittura a scrivere

Dio può annullare qualsiasi peccato ma non quelli della carne.

Ovvio che affermazioni di tal fatta gli valsero critiche feroci da parte di più di un pensatore cristiano come Pier Damiani che nel suo De Divina Omnipotentia lo accusò apertamente di non credere correttamente in Dio, non credendo nel suo potere di rimissione di ogni peccato.

Visse per anni da eremita, temuto e detestato da molti, ma a Roma ci fu anche chi lo considerò un possibile papa, ma, vuoi per il brutto carattere, vuoi per la sua diffidenza verso i lavacri e l’aspetto trasandato (girava scalzo, vestito di una pelle di capra con al collo una corda cui era appeso un pesante crocefisso di ferro) la sua candidatura mai venne presa in seria considerazione. Morì solo e abbandonato da tutti nel 420 a Betlemme.

San Girolamo nello studio (1474-1475 circa)
Antonello da Messina – National Gallery (Londra)

Girolamo fu uno degli uomini più dotti del suo tempo, ma fu anche il più intrattabile, bisbetico e arcigno dei Padri della Chiesa, ma ciò non toglie che con lui hanno un debito enorme la cultura e i cristiani di tutti i tempi. In vita litigò con gli uomini e perseguitò i nemici, ma di una cosa la teologia cristiana gli è debitrice: della lingua e del rigore. Infatti l’influenza della Vulgata fu enorme e non solo in campo religioso. Attraverso i secoli dal Medioevo al Rinascimento ed alla Riforma, l’opera di Girolamo ha rappresentato il fondamento sul quale si è sviluppata la cultura cristiana occidentale e di conseguenza l’identità stessa del continente europeo. Anche le traduzioni protestanti della Bibbia, come quella di Lutero in tedesco o quella di Wyclef in Inglese, che si proponevano di rimpiazzare la traduzione cristiano-cattolica, finirono non solo per prenderla in considerazione ma vi si adattarono tant’è che la Bibbia inglese per eccellenza, La Bibbia di Re Giacomo, mostra una marcata influenza del testo di Girolamo. Papa Benedetto XVI durante l’udienza generale del 14 novembre 2007 parlò così di Girolamo:

Cosa possiamo imparare noi da San Girolamo? Mi sembra soprattutto questo: amare la Parola di Dio nella Sacra Scrittura. Perché come lui diceva, ignorare le Scritture è ignorare Dio.

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