Passione Teatro: armonia dello spirito

Magia, sogno, esperienza unica e irripetibile, voci, movimenti, mondi che si intersecano, amore, attesa, silenzio. Tutto questo è il Teatro, visto attraverso la sensibilità degli occhi di una spettatrice attenta.


Esperienza unica e irripetibile è trovarsi in un luogo chiuso che emana un senso di sacralità.

Tutto è spettacolo: la trama, i personaggi, gli attori, le scene, i costumi, le luci, la musica.

Non sempre è necessario un testo: il movimento del corpo, in uno spazio con fini artistici ed illustrativi, eseguito di fronte a uno spettatore, è definito di per sé Teatro.

Silvio D’Amico nella Storia del teatro drammatico ha definito il teatro come “la comunione d’un pubblico con uno spettacolo vivente”.

Il teatro vuole l’attore vivo, e che parla e che agisce scaldandosi al fiato del pubblico; vuole lo spettacolo senza la quarta parete, che ogni volta rinasce, rivive o rimuore fortificato dal consenso, o combattuto dall’ostilità, degli uditori partecipi, e in qualche modo collaboratori.

Sono, però, soprattutto le voci che penetrano nell’animo e suscitano sentimenti di appartenenza a un mondo fittizio e nello stesso tempo reale.

Immedesimarsi nei personaggi che i registi portano in scena, secondo il loro modo di interpretazione, è un momento indimenticabile per chi sa sentire con il cuore e con la mente.

Le voci di dentro, amara commedia del grande Eduardo De Filippo, richiama alla memoria l’ambiguo rapporto tra realtà e sogno.

E sognare è un elemento fondante di uno spettacolo teatrale e, attraverso il sogno, si giunge alla realtà che appare sfumata, evanescente ma pur sempre realtà.

In Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare è ancora il rapporto tra sogno e realtà, che intrecciandosi, contrappone due mondi: uno favoloso, popolato da fate ed elfi, l’altro reale che vede protagonisti un gruppo di artigiani, amori intricati e le nozze di un Duca.

Entrambi i mondi si intersecano per offrire allo spettatore una visione dell’amore come eterna molla che fa girare il mondo.

È l’amore che spinge lo spettatore ad assistere alla magia che appare sulla scena tra luci che si accendono e si spengono, in un crescendo musicale atto a sottolineare gli stati d’animo, ed è subito magia.

Nella sala buia l’attesa, il silenzio, il sogno che si accende, l’ansia che ogni volta attanaglia nel sortilegio che si crea tra palcoscenico e platea: un momento unico e indimenticabile.

Portentosa scintilla scocca tra attori e pubblico, un’interazione diversa ogni sera, mai riproducibile, perlomeno non con le stesse, identiche caratteristiche.

Il teatro si può realizzare ovunque e come sostiene il regista Peter Brook

è sufficiente uno spazio vuoto, qualsiasi, e si può decidere che sia un palcoscenico.

Nell’antichità, nel mondo greco e nel mondo romano, lo spettacolo si svolgeva all’aperto, come ad Epidauro nel Peloponneso e a Siracusa in Sicilia. L’acustica perfetta consentiva di presenziare  ad un spettacolo come a una cerimonia di tipo religioso con forti valenze sociali.

Il teatro, come affermava Aristotele nella Poetica, aveva la funzione di purificare le anime di chi assisteva allo spettacolo, ovvero la catarsi.

E ora si chiude il sipario sullo spettacolo ma nell’animo persiste l’intensa emozione vissuta e se

Tutto il mondo fosse un palcoscenico, donne e uomini sono solo attori che entrano ed escono dalla scena…

come affermava William Shakespeare, allora lo spettacolo continuerà nella vita reale!


Bibliografia

  • Silvio D’Amico, Storia del Teatro Drammatico (Bulzoni, 1958)