Il viaggio, la ricerca del centro, l’ascesa al monte, il ritorno alla terra perduta sono i “grandi archetipi” che si trovano nelle religioni, nella letteratura e nelle leggende di ogni tempo e di ogni popolo.
Il mondo cristiano nel concetto di “homo viator”ha espresso il simbolo della ricerca spirituale del “pellegrino”(per agere: muoversi con inquietudine, senza tregua, ed anche condurre a termine). Il pellegrino è straniero (hospes)nella terra in cui giunge ed il termine esprime, appunto, la sua estraneità, il suo “spaesamento”; Il pellegrino potrebbe, al contempo, essere anche straniero nella sua terra d’origine il cui raggiungimento è proprio la ragione del suo viaggio. Le religioni, quelle del Libro in particolare, si appropriano del concetto: “siamo cittadini del cielo e l’intera vita altro non è che un peregrinare dall’esilio alla vera patria”.
Il viaggio può anche significare “mutamento di stato”. Dal mondo consueto ad una dimensione altra: “Sacra”(ove “Sacrum” sta per totalmente “altro” rispetto alla umana quotidianità, qualche cosa di avvinto alla divinità) o addirittura “Santa”(cioè riconosciuta come attribuita al divino).
Dimensione universale del Pellegrinaggio
Andare in pellegrinaggio vuole dire proprio questo: passare dallo stato “profano”, cioè non “sacralizzato”a quello di un “tempio”(da tem-no che in greco significa: dividere, separare). Se il “pellegrinaggio”può essere anche un ritorno, allora ecco che nel poema antico babilonese (XXVI secolo a.C.)si narrano le peripezie di Gilgamesh,re sumero di Uruk in viaggio verso la terra degli antenati con una visita anche al regno dei morti alla ricerca del fedele amico Enkidu. Cosa ci ricorda? Se non il ciclo greco dei “nostoi”, cioè dei “ritorni” e l’Odissea (VI secolo a.C.)è un “nostos”; e che dire della Commedia di Dante?
Luoghi dei pellegrinaggi
Luoghi di culto che implicano lo spostamento dei fedeli e la loro volontà di porsi in contatto con un “centro di forza”si trovano in tutti i sistemi mitico – religiosi, differente sarà solo il perché e il luogo di pellegrinaggio che può essere legato:
- Alla fama di una personalità illustre (luogo di nascita o più frequentemente una tomba, ad esempio di un profeta);
- O ad un evento preciso (luogo ove si è manifestato un accadimento “cratofonico” cioè una di manifestazione di “potenza” un prodigio o un miracolo come per Lourdes o Fatima).
Il popolo in cammino con Dio
Scopo del “pellegrinaggio” in senso Abramitico (ossia per le tre religioni che discendono dal Libro)è quello di raggiungere, meglio se in un tempo festivo, un luogo eminente (santuario)che in genere è posto su alture che secondo la tradizione sono i siti sacri venerati dai Goim, cioè dalle nazioni straniere rispetto al popolo di Israele e di cui il Dio unico si è appropriato:
- pietre di origine meteorica (come a Bethel in Samaria “casa della potenza e luogo dei Patriarchi)
- pozzi (come a Sichem, oggi Nablus, ove terminato l’esodo il popolo rinnovò l’alleanza con Dio prima di entrare nella terra promessa, e ove Gesù di Nazareth ebbe l’incontro con la samaritana)
- alberi (come le querce di Mamre, oggi Hebron, dove Abram e Sarai diedero ospitalità agli angeli inviati da Jahvè che cambiò i loro nomi in Abraham “padre di moltitudini” e Sara “madre di re”).
La “Montagna Sacra” è presente in tutta la simbologia e la tradizione ebraica:
- Il Gebel Musa al centro del Sinai (ove il Dio Unico si manifestò a Mosè);
- Il Monte Nebo che si erge ad est dell’oasi che segna l’ingresso del Giordano nel Mar Morto ( da qui Mosè poté contemplare, prima della morte, la terra di Canaan);
- Il Karm-el il Monte Carmelo (vigna della potenza o vigna del Signore) già consacrato alla divinità fenicia Baal ove il Profeta Elia sfidò i sommi sacerdoti di Baal in una disputa teologica e li vinse
- Il mancato sacrificio di Isacco da parte di Abramo ha luogo sul Moriah e qui Salomone nel 833 a.C. edificò il Tempio di Gerusalemme (Beit A-donai la Casa di Dio, l’unico luogo davvero sacro per il popolo ebraico). Nel Corano si narra che Maometto dalla Ka-Bà della Mecca venne qui trasportato in volo dagli angeli e per volere di Allah,e ove ancora oggi sorge la Moschea di Al Aqsà)
I Sacri Monti cristiani
Il Sacro Monte cristiano (cattolico e apostolico romano) nasce alla fine del ‘400,
proponendosi la riproduzione simbolica della città di Gerusalemme e dei luoghi sacri (secondo la tradizione evangelica) in essa presenti. La fedeltà topo – mimetica di Varallo, la cui costruzione inizia nel 1468 e si protrae per fasi successive sino al 1713, e di San Vivaldo a Montaione (Fi), la cui costruzione si inizia nel 1501, risulta straordinaria pur occorrendo ben intendere le chiavi storiche e simboliche. Il contesto in cui questi primi Sacro Monti sorgono è quello di una Lombardia sforzesca e di una Toscana, orfana di Lorenzo de ‘Medici e sconvolta dall’esperimento teocratico di Savonarola, in un mondo che si è ingrandito per le scoperte geografiche ma in cui l’Europa cristiana sta perdendo il Mediterraneo egemonizzato dai Turchi. In questo scorcio di secolo, che verrà poi indicato come lo spartiacque fra due ere, l’idea del francescano Bernardino Caimi, che a lungo aveva soggiornato in Palestina, di riprodurre Gerusalemme in siti accessibili parve rivoluzionaria e provvidenziale allo stesso tempo. La proposta del frate era semplice: consentire il pellegrinaggio alla città di Gesù a tutti quanti per ragioni di sicurezza, di salute o di età non avrebbero potuto affrontare i pericoli e le fatiche del “lungo cammino”. Ecco quindi un’altra “Porta del Paradiso” che si spalanca ai fedeli senza i costi e i disagi della Palestina. Al tempo stesso il progetto rappresentava una geniale scappatoia offerta alla Chiesa ed ai Principi cristiani. Secoli di sconfitte culminate nel 1453 con la presa ottomana di Costantinopoli avevano insegnato che la crociata era inutile e la riconquista cristiana di Gerusalemme impossibile. Bisognava poi mettere in conto che i mercanti col medio oriente si arricchivano e con essi arricchivano il Principe ed il Vescovo. Meglio, dunque, lasciar perdere ogni proposito guerriero ed il “Santo Viaggio”, e riprodurre Gerusalemme a poche miglia da casa. La proposta era allettante anche per un’ altra ragione: la nuova “devotio moderna”che stava conquistando il Nord Europa sconsigliava le troppo esteriori manifestazioni di religiosità preferendo una mistica più intima e segreta, una “Peregrinatio Animae” silente alla ricerca di Dio tramite la Grazia che è premio della Fede interiore. Per la nuova “devotio”, Gerusalemme andava trovata nel proprio cuore, nei propri gesti di ogni giorno e nel proprio vivere. Ecco quindi che il pellegrinaggio domestico assicurava i medesimi vantaggi spirituali del “Gran Viaggio”consentendo, allo stesso tempo, alle autorità ecclesiali e politiche il costante controllo dei fedeli – sudditi. Da qui il radicarsi di tutta una rete di santuari Europei il cui lembo occidentale estremo era Santiago, la cui cattedrale dedicata all’apostolo Giacomorisale al 1212, considerato fino alle scoperte di Colombo del 1492 il “finis terrae”. La riforma protestante e la conseguente controriforma cattolica avrebbero, poi, conferito ai Sacri Monti l’ulteriore significato di “Fortezze della Fede” poste sull’arco prealpino ad affermare verso il Nord la predominanza liturgica contro una proposta di una scarna religiosità individuale che abbandonava non solo reliquie, santi, dipinti e sculture ma anche il culto dei sacri luoghi e dei pellegrinaggi considerati alla stregua di rituali pagani.
Il Sacro Monte luogo di rappresentazione
Venuti meno questi presupposti il Sacro Monte diverrà il “Museo – teatro della vita di Gesù” ove le stazioni del calvario saranno un punto inevitabile. Nel contempo l’immagine e la memoria di Gerusalemme“Civitas in monte posita” consentirà la contestualizzazione del Sacro Monteprealpino col mito della “Montagna Sacra” tornando, così, al “mitema” originale di cui l’altura di Sion, l’Ararat, Il Monte Tabor, Il Carmelo, il Calvario sono i testimoni della tradizione del Libro poi trasmigrata nella tradizione Biblico – Evangelica.
L’esperienza devozionale ed architettonica del Sacro Monte assume un valore che ancora oggi è oggetto di studio per storici, teologi, architetti, storici dell’arte e delle religioni ma prima che le dottrine elaborino tesi e loro confutazioni è l’inconscio (o se si preferisce il cuore) ad arrivare al significato, quello che i primi pellegrini esprimevano alla vista di Gerusalemme:“Vere terribilis est locus iste”.