La scorsa volta abbiamo visto che nel periodo in cui Beethoven si dedica alla composizione delle Sonate, il pianoforte è in forte evoluzione. Gli aspetti più importanti che cambiano sono relativi all’ampiezza della tastiera, alla potenza del suono e alle qualità meccaniche. Rispetto ai pianoforti odierni, i primi avevano un numero di tasti inferiore, un suono più debole (oggi può competere con un’orchestra sinfonica!).
Ludwig nasce, musicalmente parlando, proprio grazie al pianoforte. I suoi primi successi li visse poco più che ventenne a Vienna. Si fece notare per il suo stile che poteva essere molto irruente e percussivo (in parole semplici: picchiava duro sui tasti) ma negli adagi riusciva a raggiungere un livello unico ed estremamente intimi.
La Sonata è una forma musicale ben strutturata e decodificata; Ludwig lavorerà duramente in quella che può essere considerata una lotta titanica con la forma sonata, portandola alla sua massima dilatazione; alcune sonate di Haydn durano una decina di minuti mentre la Hammerklavier (Sonata No. 29) di Ludwig supera i 40 minuti!
Beethoven si trasferì da Bonn, sua città natale, a Vienna per poter studiare con Joseph Haydn, che in questo periodo è il grande maestro con il quale tutti vorrebbero studiare.

Tra i molti allievi celebri che studiarono sotto la sua guida troviamo anche Wolfgang Amadeus Mozart. Haydn non è stato solo un insegnante molto quotato ma è stato l’uomo che ha codificato ufficialmente la forma sonata, che prevede due temi e uno sviluppo.
Come tutti i bravi allievi, Ludwig apprenderà tutto quello che il suo maestro ha da mostrargli, metterà in pratica gli insegnamenti fino a voler superare il proprio maestro, arrivando a rompere completamente la tradizione accademica, stravolgendo la forma sonata.
La maggior parte delle composizioni di Ludwig iniziano quasi sempre con delle serie di numerosi accordi; come se fossero un momento meditativo per prendere le misure con la Musica e lasciarsi ispirare su cosa scrivere e come farlo. Nelle sue opere si inizia sempre con l’armonica (non riesce a scrivere melodie immediatamente come Chopin) e via via sviluppa le idee degli accordi e le fa diventare dei brani memorabili.
A causa di questo suo modo così particolare di comporre, all’inizio la sua Musica non viene accetta dal pubblico, che lo considera un incapace. Invece, pochi si resero conto che queste apparenti “debolezze” nella composizione musicale segnavano un percorso che avrebbe cambiato la Musica.
Lo stesso Haydn ha un rapporto difficile con il suo allievo. Per Mozart era quasi un padre e arriverà ad avere un rapporto protettivo nei suoi confronti. Con Beethoven il rapporto, ovviamente, fu molto più conflittuale e per colpa della sua forte indipendenza verrà considerato dal maestro il suo “grand mogol”.
La sua personalità affiora in tutte le sue opere. Una delle più sonate più interessanti dal punto di vista della composizione è la numero 26, con il titolo Les Adieux (traduzione: Gli addii). La sonata prende spunto da un tema funebre che lo ha segnato molto (lo vedremo quando parleremo delle sinfonie): la marcia funebre sulla morte di un eroe.
Vi invito ad ascoltare la sinfonia interpretata dal nostro Maestro Pollini. Buon ascolto e alla prossima puntata!
Pubblicato il 18 marzo 2020 su Latelier91 (https://wordpress.com/post/latelier91.wordpress.com/1621)
L’ha ripubblicato su l'eta' della innocenza.
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