Nel pensare a questo titolo di introduzione ai racconti nati nella nostra Scuola di Scrittura ero indeciso se mettere od omettere il punto interrogativo. Senza interrogativo, e con l’esclamativo, le due frasi avrebbero espresso una opinione secca, perentoria, cattedratica. La verità del docente. Ma i nostri corsi hanno una valenza lontana mille anni luce dalla esperienza scolastica tradizionale.
Leggere e scrivere sono due aspetti di una stessa condizione umana e collaborativa: condividere piacere e stimoli in attività che gratificano la scoperta di un talento senza scopi utilitaristici. Leggiamo per immergerci nel mondo creato dall’autore, per evadere dal mondo; scriviamo per entrare in una dimensione che ci astrae dalla materialità e ne creiamo un’altra, sfuggente e malleabile, che ci piace di più e che offriamo al lettore per condividerla.
Mi conferisco la facoltà quindi di non rispondere alle domande del titolo e lascio ad ognuno, lettore o autore/lettore che è entrato in questa sezione della rivista, la facoltà di porsi risposte o non porsele, prima o dopo aver letto i racconti che vengono pubblicati in questa rubrica.
Mi sento invece forte e sicuro nel rispondere ad un’altra domanda: perché “Taccuino”?
Non esiste strumento altrettanto congeniale, contingente, simbiotico, con la scrittura come il taccuino. L’etimologia dice che deriva dall’arabo tacuim -disposizione o anche calendario – divenuto poi nel latino medievale tacuinum – libretto di disposizioni – per arrivare all’uso moderno di libretto per annotazioni.
Significati che rimandano ad uno strumento personale per avere sottomano notazioni e segni per ricordare quanto detto e fatto o per fissare quanto visto o udito; conservare quanto può diventare utile e interessante. In pratica uno scrigno per racchiudere stimoli e suggestioni, recepiti o arrivati dall’ambiente esterno e da pensieri personali, che non si vuole perdere perché ritenuti degni di essere annotati anche senza una ragione plausibile. È questa in pratica la descrizione della nascita della fucina magmatica da cui una persona, presa improvvisamente dall’impulso di scrivere una storia, un racconto, un romanzo, può attingere per avere spunti da cui far nascere le idee, le scintille che danno fuoco alla creazione con la scrittura.
Il taccuino racchiude la nostra energia creativa che attende di essere presa per mano e condotta verso il compimento di un atto, di essere finalmente liberata e lasciata andare per la strada che vorrà scegliere,
Anche voi che leggerete i racconti qui proposti potreste essere presi da questo irrefrenabile impulso e meglio addentrarvi nel mondo affascinante e tirannico dello scrivere.
E allora sarete in grado di dare una risposta alle due domande del titolo. Forse.
Perché non lo so ma vi ho trovato e mi sento meno sola christiane Christiane Begonnet Mail: cbegonnet@outlook.it Mobile: +393387679795
>
"Mi piace""Mi piace"