Gianni Rodari

Speranza

S’io avessi una botteguccia
fatta d’una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza.

“Speranza a buon mercato!”
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basti per sei.

E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza farla pagare.

  Da “Filastrocche in cielo e in terra” Gianni Rodari

Gianni Rodari, nato a Omegna nel 1920, durante l’occupazione nazista, insegnava ai bambini in casa di ebrei tedeschi che pensavano -lo credettero per pochi mesi- di aver trovato in Italia un rifugio contro le persecuzioni razziali.Rodari

Insegnava durante il giorno e il pomeriggio passeggiava nei boschi , durante una delle sue passeggiate trovò nei Frammenti di Novalis quello che dice “se avessimo anche una fantastica come una logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare”.

Questa riflessione lo condusse, dopo diverse esperienze di insegnamento, alla stesura della “Grammatica della fantasia” che non è altro che la rielaborazione degli incontri tenuti a Reggio Emilia dal 6 marzo al 10 marzo 1972 e di cui ricordò sempre la felicità provata per i ragionamenti, le discussioni e la sperimentazione non solo sulla funzione dell’immaginazione e sulle tecniche per stimolarla ma anche sul modo di comunicare a tutti quelle tecniche, per esempio di farne uno strumento per l’educazione linguistica, ma non soltanto per i bambini.

La sua infanzia conobbe il dolore per la perdita del padre di cui ricorda l’immagine

di un uomo che tenta invano di scaldarsi la schiena contro il suo forno. È fradicio e trema. È uscito sotto il temporale per aiutare un gattino… Morirà dopo sette giorni, di broncopolmonite. A quei tempi non c’era la penicillina.

Era il 1929, Rodari aveva solo 9 anni.

Da questa tragica esperienza nascono “Le fiabe a ricalco” che non sono altro che nuove fiabe ricavate da altre:

Nino e Rita sono due fratellini che si perdono nel bosco, una strega li accoglie in casa progettando di cuocerli nel forno…

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Opera di Chicco Colombo

Dalla trama si ricava l’espressione: A e B si perdono nel bosco C, sono accolti in un luogo E, dove esiste anche un forno F….

Ed ecco la nuova trama:

Due fratellini (probabilmente figli di meridionali emigrati al nord) sono stati abbandonati nel Duomo di Milano dal padre, disperato perchè non può nutrirli e che intende affidarli alla carità pubblica. Essi si aggirano spaventati per la città. Di notte si rifugiano in un cortile, si addormentano in un mucchio di casse vuote. Sono scoperti da un fornaio, uscito per un motivo futile: ricoverati al caldo presso il forno…

E qui il riferimento al padre è evidente, affettuoso e nostalgico.

Ogni parola: forno, sasso, tavolo, ciao… danno vita a una pluralità di storiegiochi, coincidenze, concordanze e invitano alla riflessione, al ragionamento, alla costruzione logico-fantastico.

Chi non ricorda “Per fare un tavolo, ci vuole il legno….”? Una filastrocca musicata e cantata da Sergio Endrigo, che ancor oggi viene canticchiata dai grandi ai piccini.

Prendiamo la parola “sasso”: un sasso gettato nello stagno suscita onde concentriche sulla sua superficie così come gettata nella mente si trascina dietro o urta o evita, insomma, variamente si mette in contatto:

  • con tutte le parole che iniziano con s
  • con tutte le parole che iniziano con sa
  • con tutte le parole che rimano con asso
  • con tutte le parole sinonime

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    Eremo di Santa Caterina del Sasso sul Lago Maggiore

La parola “sasso” affonda nel passato di Rodari ed è Santa Caterina del Sasso dove andava in bicicletta con il suo amico Amedeo, che morirà in Russia. Era l’amico dei suoi sedici anni, quelli che lasciano i segni più profondi nella vita. Per lui quindi ogni parola evoca magicamente campi della memoria che giacciono sotto la polvere del tempo.

E come non ricordare come agiva il sapore delle madeleine nella memoria di Marcel Proust, e dopo di lui tutti gli “scrittori della memoria” hanno imparato “ad ascoltare gli echi sepolti delle parole, degli odori, dei suoni”.

E ancora la parola “sasso” suggerisce un altro “gioco”

S – sull’
– altalena
– saltano
– sette
– oche

E a questo punto si mette in moto la fantasia, la capacità di scrivere una frase di senso più o meno compiuto!

E i nonsense? Brevi racconti fantasiosi che seguono regole precise e derivano dai limerick ideati da Edward Lear

Una dama vicentina

Una nobile dama vicentina
andò a comprare sei uova in China.
“Laggiù costano un soldo di meno!”
esclamava salendo sul treno
quella risparmievole dama vicentina.

I nonsense derivano dai limerick, inventati da Edward Lear, poeta e scrittore inglese dell’800, e sono storielle strampalate, assurde come se fossero le cose più normali del mondo, ma seguono regole precise:

  1. il primo verso presenta il protagonista;
  2. il secondo verso indica una qualità o un’azione del protagonista;
  3. il terzo e il quarto verso indicano l’azione, il luogo, il pensiero;
  4. il quinto verso si conclude con un epiteto, cioè con un aggettivo o un sostantivo particolare, stravagante riferito al protagonista.

Scritti per divertire e stupire stimolano l’immaginazione nel costruire storie strampalate sì ma spassose che acuiscono la ricerca lessicale e strutturale.

Rodari è stato l’unico italiano insignito del prestigioso Premio Hans Christian Andersen nel 1970, grande riconoscimento per la sua attività di scrittore versatile.

Indimenticabile “Il binomio fantastico”:

La parola agisce solo quando ne incontra una seconda che la provoca, la costringe ad uscire dai binari dell’abitudine, a scoprirsi nuove capacità di significare.

E la mente nasce nella lotta, non nella quiete“. Ha scritto Henry Wallon, nel suo libro Le origini del pensiero nel bambino, che il pensiero si forma per coppie.

L’idea di “molle” non si forma prima o dopo l’idea di “duro” ma contemporaneamente, in uno scontro che è generazione:

L’elemento fondamentale del pensiero è questa struttura binaria, non i singoli elementi che la compongono. La coppia, il paio sono anteriori all’elemento isolato.

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Palloncino rosso (1922) Solomon R. Guggenheim Museum, New York

Paul Klee, nella sua “Teoria della forma e della figurazione” scrive che:

il concetto è impossibile senza il suo opposto. Non esistono concetti a sé stanti, ma di regola sono “binomi di concetti”.

Cane e armadio, due parole che sollevano dubbi sulla possibilità di binomio fantastico eppure la soluzione c’è ed è una sorpresa,  “una scoperta, un’invenzione, uno stimolo eccitante”.

Il cane nell’armadio
L’armadio del cane
Il cane sull’armadio
eccetera

Max Ernst, per spiegare il suo concetto di “spaesamento sistematico” si serviva proprio dell’immagine di un armadio, quello dipinto da Giorgio De Chirico nel bel mezzo di un paesaggio classico, tra ulivi e templi greci. Così “spaesato” precipitato in un contesto inedito, l’armadio diventava un oggetto misterioso. Forse era pieno di vestiti e forse no: ma certamente era pieno di fascino.

E se da un lapsus nascesse una filastrocca? Infatti è così e Rodari ce lo dimostra:

L’ago di Garda

C’era una volta un lago, e uno scolaro
un po’ somaro, un po’ mago,
con un piccolo apostrofo
lo trasformò in un ago.

“Oh, guarda, guarda”
la gente diceva
“l’ago di Garda!”
“Un ago importante:
è segnato perfino sull’atlante”.

“Dicono che è pescoso.
Il fatto è misterioso:
dove staranno i pesci, nella cruna?”
“E dove si specchierà la luna?”
“Sulla punta si pungerà,
si farà male…”
“Ho letto che si naviga un battello”.
“Sarà piuttosto un ditale”.

Da tante critiche punto sul vivo
il mago distratto cancellò l’errore,
ma lo fece con tanta furia
che, per colmo d’ingiuria,
si rovesciò l’inchiostro
formando un lago nero e senza apostrofo.

E per concludere una favola che racchiude un grande insegnamento di vita e un incoraggiamento a guardare avanti

“… Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perchè egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: – Buon viaggio!”

Il giovane gambero da Favole al telefono

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Opera di Chicco Colombo

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