Quanno me chiammeno!…Già. Si me chiammano a me…può sta ssicure ch’è nu guaio

così parla, tra dialetto napoletano e molisano, il commissario Ingravallo, don Ciccio, de Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana di Carlo Emilio Gadda, da questo il film Un maledetto imbroglio magistralmente diretto e interpretato da Pietro Germi.
… la decorosa quiete di un grigio palazzo, er palazzo d’oro, in Via Merulana scossa come se una vampa, calda, vorace, avventatasi fuori dall’inferno l’avesse d’improvviso investita – una vampa di cupidigia e brutale passione.
È il ritratto di una città e di una nazione, siamo nel 1927, degradate, dove si riversa a ondate tumultuose una realtà pertubata e molteplice.
Per il commissario le “inopitate” disgrazie
non sono mai la conseguenza o l’effetto d’un unico motivo […] ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali divergenti, un groviglio, un garbuglio o gnommero, gomitolo.
Il viaggio di Calvino alla ricerca di esempi di molteplicità parte da Carlo Emilio Gadda, ingegnere, con la passione per la scrittura: il suo romanzo è la rappresentazione di un mondo inteso come “sistema dei sistemi”, in cui ogni sistema singolo condiziona gli altri e ne è condizionato.
Ogni minimo oggetto è visto come il centro di una rete di relazioni di cui si moltiplicano i dettagli in modo che le descrizioni e divagazioni diventano infinite.
Un esempio nel capitolo 9: il ritrovamento dei gioielli:
relazioni di ogni pietra preziosa con la storia geologica, con la sua composizione chimica, con i riferimenti storici e con tutte le destinazioni possibili, e con le associazioni di immagini che esse suscitano.
Molto prima di internet, Gadda aveva imparato a guardare al mondo come ad una rete, infinita e incontrollabile, che può arrivare a comprendere tutti gli aspetti della realtà stabilendo tra essi connessioni sottili ma fortissime.
Il più assoluto giallo che sia mai stato scritto, un giallo senza soluzione, un pasticciaccio.
Leonardo Sciascia
Un altro ingegnere Robert Musil, autore de L’uomo senza qualità, esprime la sua tensione tra esattezza matematica e approssimazione degli eventi umani attraverso una scrittura scorrevole, ironica e controllata. “Una matematica delle soluzioni” questo era il sogno di Musil.
La conoscenza per Musil è coscienza dell’inconciliabilità tra due polarità opposte, “esattezza e irrazionalità”, entrambe presenti nel suo romanzo che sembra disfarglisi tra le mani per il continuo cambiamento.
Gadda e Musil, scrittori e ingegneri
L’uno per cui comprendere era lasciarsi travolgere nella rete delle relazioni, l’altro che dà l’impressione di capire tutto nella molteplicità dei codici e dei livelli senza lasciarsi mai coinvolgere, hanno un dato in comune: l’incapacità a concludere.
Neanche Marcel Proust
riesce a vedere finito il suo romanzo-enciclopedia La recherce, non per mancanza di disegno […] ma perché l’opera va infoltendosi e dilatandosi dal di dentro in forza del suo stesso sistema vitale. […] Il mondo si dilata fino a diventare inafferrabile e per Proust la conoscenza passa attraverso la sofferenza di questa inafferrabilità.
In questo senso la gelosia per Albertine è una tipica esperienza di conoscenza:
[…] E comprendevo l’impossibilità contro la quale urta l’amore […]
e il procedere a tentoni alla ricerca dei punti spazio temporali provoca
la diffidenza, la gelosia, le persecuzioni.
Marcel Proust – La prisonniere
E ancora sul dilagare della modernità: i telefoni, gli aeroplani, la sostituzione delle carrozze con le automobili modificano il rapporto dello spazio con il tempo.

“L’art en est aussi modifié” e così l’avvento della modernità non fa solo parte del “colore del tempo” ma della forma stessa dell’opera, “della sua ansia di dar fondo alla molteplicità dello scrivibile nella brevità della vita che si consuma”.
La montagna incantata, capolavoro di Thomas Mann, è la summa dei temi che caratterizzeranno la cultura del nostro secolo:
Dal mondo chiuso di un sanatorio si dipartono tutti i fili che saranno svolti dai maitres à penser del secolo.
Aveva consumato, si può dire, la settimana aspettando per sette giorni il ritorno di quella stessa ora, e aspettare significa precorrere, significa considerare il tempo non come dono, ma soltanto come un ostacolo, negarne il valore, annullarlo e scavalcarlo con la mente. Aspettare, si dice, è noioso, anzi propriamente , il contrario in quanto inghiotte periodi di tempo senza che siano vissuti e sfruttati per se stessi.
Thomas Mann – La montagna incantata
Calvino, a conclusione della sua ultima lezione, tira le fila del suo pensiero, collegando Paul Valery a Jorge Louis Borges l’uno che
d’una letteratura ha fatto proprio il gusto dell’ordine mentale e della esattezza, l’intelligenza della poesia e nello stesso tempo della scienza e della filosofia
l’altro di cui
ogni testo contiene un modello dell’universo o d’un attributo dell’universo: l’infinito, l’innumerabile, il tempo, eterno o compresente o ciclico […]
Il saggio sul tempo El jardìn de los senderos que se bifurcan
si presenta come racconto di spionaggio, che include un racconto logico metafisico, che include a sua volta la descrizione d’uno sterminato romanzo cinese, il tutto concentrato in una dozzina di pagine.
Calvino Nel castello dei destini incrociati tende a moltiplicare le narrazioni
partendo da elementi figurali dai molti significati possibili come un mazzo di tarocchi
e il risultato è
unire la concentrazione nell’invenzione e nell’espressione con il senso delle potenzialità infinite.
Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni?
Ogni vita è un’enceclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili.
Siamo nel nuovo millennio… ardua è la sentenza.