Innanzitutto cerchiamo di orientarci. Appostiamoci in un luogo abbastanza buio nelle prime ore della notte e volgiamo lo sguardo verso sud. Quest’anno (ma non è sempre così) noteremo due oggetti molto luminosi abbastanza bassi sull’orizzonte. Si tratta dei due pianeti Giove, il più brillante, e Saturno. È sufficiente un piccolo telescopio per osservare i 4 satelliti medicei di Giove, quelli scoperti da Galileo Galilei oltre 4 secoli fa, e gli anelli di Saturno.
Ma torniamo al cielo. Partendo dai due pianeti alziamo lo sguardo verso l’alto per osservare le stelle più brillanti del cielo estivo; ce ne sono tre che risaltano fra le altre: Vega, Deneb e Altair. Esse formano il cosiddetto triangolo estivo.

Vega deriva dall’arabo e significa “avvoltoio in caduta”, nome che è legato alla raffigurazione della costellazione, spesso rappresentata da un lira trasportata da un avvoltoio.

Più a sinistra notiamo Deneb, della costellazione del Cigno, anch’essa molto luminosa. Il suo nome deriva dall’arabo e significa “coda della gallina”. Da sempre la costellazione è stata legata a un grosso uccello e i greci hanno visto nella forma della costellazione il collo lungo, le ali distese e la coda tozza di un cigno.
La forma della costellazione ricorda anche una grande croce, con l’asse maggiore formato dalle stelle Deneb e Albireo, asterismo (un asterismo è un gruppo di stelle riconoscibile per la sua particolare configurazione geometrica) noto come Croce del Nord, simbolico opposto della Croce del Sud.
Più in basso brilla Altair, della costellazione dell’Aquila.

Viste da terra le tre stelle hanno luminosità poco differenti. Ma è davvero così? La tabella mostra come Deneb, la meno luminosa da Terra, sia in realtà una stella molto più distante (almeno 100 volte) e di dimensioni molto maggiori rispetto alle altre due: si tratta infatti di una supergigante bianca la cui luminosità assoluta è di gran lunga maggiore di quelle di Vega e Altair.
La costellazione della Lira è legata al mito di Orfeo ed Euridice. Alle costellazioni del Cigno e dell’Aquila i greci hanno associato due delle molte imprese del dio Giove, trasformatosi in cigno per sedurre la ninfa Nemesi ed in aquila per rapire il bel Ganimede e farlo diventare il coppiere degli dei.
La Via Lattea
Se ci troviamo in un luogo abbastanza buio e se il cielo è limpido, allora noteremo una banda luminosa biancastra dall’aspetto lattiginoso, che attraversa diagonalmente la volta celeste in corrispondenza delle costellazioni dell’Aquila e del Cigno: è la Via Lattea.

Il nome deriva dalla mitologia greca e da un’altra impresa del solito Giove. Alcmena, sedotta da Giove, diede alla luce Ercole, ma lo abbandonò temendo la reazione di Giunone. La dea lo trovò e decise di allattarlo, ma questo si attaccò al seno con una tale veemenza che Giunone si ritrasse con forza, tanto che uno schizzo del suo latte andò a finire in cielo, solcandolo da parte a parte. E così Ercole divenne immortale, mentre quella striscia di latte rimase visibile nel cielo e venne chiamata Via Lattea.
Ma che cos’è in realtà la Via Lattea? Almeno 4 secoli a.C. i filosofi Anassagora e Democrito avanzarono per primi l’idea che la Via Lattea fosse una lunga scia di stelle molto distanti. Nel 1610 Galileo Galilei confermò questa ipotesi osservando il cielo con il suo cannocchiale.
Oggi sappiamo che la Via Lattea è formata da miliardi di stelle, ma anche da “nebulose”, che sono formazioni di gas e polveri.

Ma c’è di più! La Via Lattea è la galassia a cui appartiene il nostro sistema solare, la galassia per eccellenza (in greco galaxias significa latteo). Una galassia è appunto un insieme di stelle, polveri e gas legati dalla forza di gravità.
Secondo gli studi più recenti la Via Lattea è una galassia a spirale, un disco di stelle e materiale interstellare che ruota attorno ad un nucleo da cui si dipartono dei bracci a forma di spirale, come nella figura qui riprodotta.
Le sue dimensioni sono davvero enormi: si pensa che possa avere un diametro di 100.000 anni luce; lo spessore dei bracci è stimato solamente 1.000 anni luce, mentre il nucleo centrale ha uno spessore maggiore. Quello che noi osserviamo è il piano della galassia: essendo infatti il sistema solare situato all’interno di uno dei bracci, vediamo il disco galattico “di taglio”.