Sugli autori e le fonti

Carl Frederik von Breda - Ritratto di Hans Axel von Fersen (1800 circa)
Ritratto di Hans Axel von Fersen Carl Frederik von Breda (1800 circa)

Un personaggio di rilievo del periodo gustaviano è il Conte Hans Axel von Fersen (1755-1810). Monarchico di incrollabile fedeltà e primogenito di una delle famiglie più ricche e potenti del regno (suo padre fu a lungo il capo indiscusso del partito dominante degli “hattarna”), Axel Fersen ha lasciato un corpo monumentale di documenti, fra lettere ufficiali e personali, memoriali, resoconti di spese e diari. Questo materiale (circa 20.000 fogli manoscritti) è stato pubblicato solo in parte, e raramente nella lingua originale, il francese, che era la lingua della nobiltà dell’epoca, usata anche in famiglia. Il Conte partecipò attivamente agli eventi del suo tempo: in America fu aiutante in campo del generale Rochambeau durante la rivoluzione Americana, durante la rivoluzione francese fu a Parigi, in qualità di inviato alla Corte di Francia da Gustav III e di generale proprietario del reggimento Royal Suédois, integrato nell’armata di Francia. Coinvolto in una discussa relazione personale con la regina Marie Antoinette, ma fedele al suo re e rispettoso del re di Francia, sostenne una parte primaria nella famosa fuga della famiglia reale del 20 giugno 1791, fallita a Varennes. Dopo questo fallimento, anche personale, Axel Fersen seguì gli eventi che seguirono dall’osservatorio particolare di Bruxelles. Ritornò definitivamente in Svezia dopo la morte del giovanissimo Delfino, re di Francia in pectore dopo l’assassinio di suo padre. In Svezia trova un paese profondamente cambiato, ed è testimone del suo decadimento e della fine di una società, ancora feudale, che si stava trasformando in industriale e con maggiore influenza della borghesia.

Il Conte Axel Fersen fu massacrato nel centro di Stoccolma dalla folla, eccitata da una calunnia, il 10 giugno 1810, mentre rappresentava il re ai funerali di stato del principe danese che avrebbe dovuto ereditare la corona, ed era invece morto improvvisamente. Il massacro durò un paio d’ore, nessun servizio di stato intervenne a ristabilire l’ordine e salvare la vittima, presto riabilitata postuma da ogni accusa. Axel Fersen non era sopravvissuto al suo tempo, non vide il generale di Napoleone prendere le redini del suo paese. Gli scritti che ci ha lasciato ci offrono l’opportunità di vedere con gli occhi di un protagonista questo periodo della storia.

Ritratto del conte Edvard Frederik von Saltza
Ritratto del conte Edvard Frederik von Saltza

Un personaggio meno noto, il Conte Edvard Frederik von Saltza (1775-1859) era il terzogenito di un esponente della piccola nobiltà delle zone rurali nell’Östergötland. Di condizioni modeste, von Saltza era un uomo industrioso, sperimentatore entusiasta e instancabile lavoratore. Aveva migliorato la resa delle sue imprese, solo in parte ereditate, introducendo innovazioni tecniche. Un esempio fu un nuovo metodo per la produzione delle aringhe, che permise di rendere più produttive le saline e i laboratori di conservazione del pesce di sua proprietà. Intellettuale e mistico, produsse un ampio corpo letterario del quale è rimasto molto poco: qualche salmo, qualche novella di ambientazione storica. L’opera principale per la quale è conosciuto è una raccolta di memorie personali e di famiglia, caratterizzate da attenzione alle persone e ai dettagli del quotidiano, e dall’ironia con cui osservava il mondo rurale e feudale, lontano dal potere di Stoccolma, nel quale era cresciuto.

Un altro autore alla cui documentazione mi sono riferita per descrivere la reazione di Parigi alla fuga di Varennes, è l’editore e libraio parigino Nicolas Ruault, esponente di una facoltosa famiglia normanna. Le lettere scritte al fratello, parroco in un villaggio della Normandia, sono state raccolte e pubblicate da famigliari, insieme a stralci di altre corrispondenze e diari. Giacobino, amico di personaggi come Beaumarchais, era stato l’editore della raccolta delle opere di Voltaire curata da quest’ultimo (edizione di Kehl, 1784-1789). A Parigi faceva parte di una ampia e distinta cerchia di intellettuali. Fra i suoi clienti e corrispondenti troviamo addirittura Benjamin Franklin, il che non è indifferente, alla luce del ruolo giocato dall’amico Beaumarchais nella rivoluzione Americana. Nelle lettere si nota la sua tendenza all’ironia, spinta fino al sarcasmo e forse un certo cinismo. Si allontanò dalla rivoluzione quando questa assunse il carattere sanguinario che è ben noto, pur rimanendo sempre critico nei confronti della monarchia. Albrecht de la Chapelle era un nobile finlandese che, recatosi a Stoccolma in occasione dei funerali del principe ereditario, si trovò ad assistere dalla finestra dell’hotel in cui alloggiava alla parte finale del massacro del conte Fersen. Lasciò una descrizione della sua esperienza in un memoriale più ampio, scritto per i propri figli (Underrättelse till mina barn), oggi depositato presso l’archivio di Stato di Finlandia. La parte concernente l’assassinio di Fersen è accessibile sul sito della Riddarhuset (Casa della Nobiltà) di Stoccolma.

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