Adesso sono stufo, o stufa, sono qui dalla notte dei tempi! Sono per il vostro comodo, o un “maschio” o una “femmina”.
Nel senso: per i vostri comodi mi chiamate bosco o foresta. Posizionate la vostra bandierina a vostro piacimento per come mi volete utilizzare.
Vedo passare un bipede umano.
Senti, tu! Sì, proprio tu, che cammini nel mio regno e fai finta di non sentire.
Ascoltami bene! Non vi farò più da salvagente. Non purificherò più il vostro respiro ossigenando l’aria che vi permette di vivere.
Da quando siete scesi giù dalle piante e avete messo piede nel mio tappeto tutto è cambiato. Adesso vorrei parlarti un po’ di me. Dopo quello che ti dirò forse ci daremo una stretta di mano e faremo un patto, se ci stai.
Ti ricordi i tuoi primi passi? Eri spaventato di tutto e di tutti gli abitanti che adornavano il mio mondo. Sì, proprio il mio mondo.
Come vedi, ho grandi alberi con cime che sfiorano il cielo e sai a cosa servono?
Guarda in alto e vedrai l’Aquila. La sua eleganza, si posa proprio su quelle cime, si riposa per poi riprendere il volo. Lei sì che mi rispetta, cattura la sua preda solo quando ha fame.
Cosa mi vuoi dire, che ci sono animali pericolosi? Si lo so! Ma non ti hanno mai attaccato. Per loro voi non appartenete alla loro catena alimentare. Il loro equilibrio non si è mai modificato nel mio mondo. Ricordi cosa hai cercato per ripararti? So che ne avevi bisogno, per questo ti ho dato la mia ospitalità nelle caverne naturali, ma non ti è bastato. Hai iniziato ad abbattere i rami dei miei alberi con dei coltelli rudimentali. Lo so che era per accendere il fuoco, perché avevi freddo e per tenere lontano gli animali che tu ritenevi feroci, ma erano fantasmi, erano le tue paure della “foresta”.
Come puoi notare, io ti servo anche per mangiare, in questo caso mi chiami “bosco”.
Vogliamo parlare poi dei cavalli che scorrazzavano liberi. Hai capito subito che ti potevano servire. La loro eleganza e la loro forza ti hanno stregato. E li avete fatti vostri. Ma spiegami perché, oltre a farvi aiutare per le necessità, li usate anche per i vostri egoismi, ferrando gli zoccoli per farli andare più veloce e partecipare a gare inutili.
Ma la cosa che più vi ha attratto è la mucca che poverina e la più buona del mio reame. L’ho tenuta in serbo per te e per i tuoi figli e ti dà tutto quello che può servirti: latte, carne, anche la pelle per i tuoi abiti, dovrebbe bastarti a farti felice. Ma già, tu non sei mai contento.
Ma perché non ti soffermi a guardarmi, a vedere come mi avete ridotta, ormai sono distrutta, imbruttita e angosciata.
Senti Coso, alza il tuo orizzonte e salvami! Li vedi i camosci, gli stambecchi? Vedi come si arrampicano su quei costoni, li vedi?
Immagina di essere uno di loro, e con l’intelligenza che ti è stata donata, guarda da lì come è bello il mondo!
Le mie “Creature”, si io le chiamo tutti così, mi fanno tenerezza, loro non sanno perché sono qui. E se fossero pensanti come te, non avresti vita facile. Li maltratti e riduci la loro casa. A differenza di te, gli animali uccidono solo in caso di sopravvivenza. Potreste morire di vecchiaia, invece vi ammazzate fra di voi per i motivi più futili, e non capisco perché uccidete anche la mamma dei vostri figli!
Allora, ti do un’ultima possibilità, facciamo un patto e diamoci ancora una volta una stretta di mano. Abbi cura di me.
E adesso ti saluto, devo ascoltare il concerto delle mie “Creature”. Con i loro suoni mi fanno compagnia tutte le sere. Il sole va a dormire, la luna prende il suo posto e il suo chiarore mi rasserena.Ascolta anche tu, chissà che non ti faccia bene.