I Miti Fondanti: il racconto tradizionale

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Testa di Zeus

Il mito è fatto di racconti tradizionali, ripetuti per generazioni e generazioni che si smarriscono nel passato dell’umanità, spesso simili, se non identici, seppur tra popoli diversi.

Prendiamo ad esempio la Teogonia (la paternità celeste, ossia l’insieme di miti aventi ad oggetto l’origine e la discendenza degli dei) risale al popolo Hurrita (Hurri o Orrei) una civiltà mesopotamica (III° millennio a.C. quando l’Iliade vien fatta risalire al VII secolo a.C.) ed è quasi del tutto identica a quella greca classica. Quindi la civiltà greca non è comparsa un bel giorno dal nulla portando cultura e tradizione: anch’essa è stata erede di un passato più remoto.

I miti trattano di molti temi: nascita del mondo, origine dei luoghi, valori etici dell’uomo, appartenenza, conoscenzaconsapevolezza. Molti sono i miti fondanti, nati con lo scopo di unire spiritualmente popoli lontani. Come il mito di Alfeo e Aretusa.

Aretusa era una ninfa che abitava nel Peloponneso e Alfeo un fiume che, vedendola, si innamorò di lei (anche i fiumi si innamorano nel mito ove la differenza fra natura ed esseri animati è sfocata) ma Aretusa non ricambiando l’amore di Alfeo fuggì, giungendo fino all’isola di Ortigia (l’isola che costituisce la parte più antica della città di Siracusa) Artemide (Diana per il latini) la trasformò in una fonte. Alfeo la raggiunse, deviando il proprio corso e diventando un fiume sotterraneo e sboccò proprio vicino a quella fonte. Al di là del racconto, Alfeo è il più grande fiume del Peloponneso, Siracusa una colonia dorica: ecco un mito che è servito a rafforzare l’identità greca della città di Siracusa e dei siracusani.

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Alfeo e Aretusa

Odisseo o l’incipit della modernità

Mito dei miti è Odisseo, la cui storia, l’Odissea, viene fatta risalire al VI° secolo a.C. Nella società degli eroi omerici, dove il valore primario era uccidere ed eroe era chi più portava strage nel campo nemico, Ulisse, il nome latino di Odisseo rappresenta l’essere umano che conquista i valori e i concetti morali e giuridici propri della cultura occidentale. Ulisse, infatti, è l’unico personaggio dei poemi omerici caratterizzato da giustizia e che si autodetermina, gli altri sono soltanto soverchiati dal fato. Ulisse è l’eroe

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Ulisse

in viaggio verso i valori fondanti della nostra civiltà che segna la nascita dell’inesausta domanda di autonomia, di avventura e di superamento dei propri limiti, ossia di quell’insieme di concetti che sono fondanti dell’archetipo dell’IO.

Non a caso parliamo di cultura omerica poiché in essa c’è tutto: il divino e l’eroico, i miti della forza, del coraggio, dell’intelligenza, il mondo della magia, quello oscuro delle anime morte, l’amore, la fedeltà, la gelosia, la vendetta, la pietà ma soprattutto c’è l’embrione della modernità incarnata da Odisseo e dal suo viaggio senza fine. Ulisse è il primo eroe moderno che attraverso le sue perigliose esperienze arricchisce la sua natura e la sua umanità. Quante volte si è raccontata questa storia: il marinaio naufrago e disperso che arriva in terre di mostri, fate, fattucchiere e quant’altro. Ma allora perché proprio la sua sopravvive e continua a riecheggiare? Perché è talmente perfetta la sua costruzione che non si può immaginare qualche cosa di più evoluto. La potenza della narrazione, rende epica/mitica una vicenda semplice. Il re povero di una isola povera parte per la guerra, lo fa controvoglia, le ha tentate tutte per non andarci usando gli stratagemmi di cui è maestro, ma poi ci va e decide che questa guerra deve essere vinta e non sarà Achille, il possente guerriero il cui urlo porta terrore nel campo avverso, a vincerla, ma lui Odysseo che dell’oplita non ha neppure il fisico. Ma poi che sarà di lui? diverrà un vagabondo, un reduce sbandato, uno sperduto migrante.

Quanti “Topoi” universali in questo che è il mito dei miti: il navigante e il viaggio: il mare ed il leviathan; La tela di Penelope: che poi diverrà il sudario di Laerte il re padre. L’ingegno: come vincerà Odysseo i Proci? facendosi cavallo di Troia di se stesso; Il remo: l’oscura profezia di Tiresia: andare ancora, per una odissea non più di mare ma di terra e fango per raggiungere terre che non conoscono il remo e lo scambiano per un ventilabro: “non spargo pula, ma anime”. Per poi tornare e sfinito da serena vecchiaia “dolce la morte ucciderà, venendo dal mare”“thanatos ex halòs” dove la particella ex può significare dal o lontano dal mare.

Il richiamo ad Ulisse comincia con Virgilio che modella il suo Enea sulla figura dell’eroe omerico, pur senza arrivare alla complessità drammatica del prototipo, seguono molti altri riecheggiamenti ma è nel XXVI° canto dell’Inferno che Ulisse conquista la sua dimensione completa di simbolo di “virtute e conoscenza” raggiunte attraverso il viaggio che diventa “viaggio iniziatico”. Molte altre interpretazioni del mito di Odisseo si sono susseguite nelle epoche successive fino ad arrivare al novecentesco superuomo nietzschiano ed annunziano, ed a Leopold Bloom di Joyce. E poi c’è la dea che sempre

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Atena

l’ha protetto: Pallade Atena “dagli occhi cerulei”, la misteriosa dea dell’intelligenza e della “polis”. Non esisterebbe Odisseo senza Atena, si potrebbe asserire, che tra i due ci sia stato un amore (come non era insolito che avvenisse nei rapporti ravvicinati tra umani e gli dei olimpici) le cui tracce sono largamente presenti in tutta l’Odissea. La dea è gelosa di Calipso, anch’essa invaghita dell’eroe, gli ha promesso l’immortalità a patto che  resti per sempre con lei nella sua isola ai confini del mondo.  Sarà Atena ad imporre a Zeus di liberarlo dalla malia di Calipso, così come lo aveva già reso invulnerabile alla magia erotica di Circe. Sarà ancora Atena a salvarlo dall’ira di Poseidone che poi lo nasconderà al suo arrivo ad Itaca e lo inciterà a massacrare i Proci nella notte che diverrà il “topos” universale della vendetta e della purificazione. Una dea e un eroe in un mito proposto come “incipit”della modernità, delle sue contraddizioni, delle sue nevrosi e del suo sentimento morale ma soprattutto etico.

Odisseo segna la nascita dell’IO e della sua inesausta domanda di autonomia, di avventura e di superamento del limite; dice Nietzsche fa dire a Zarathustra: “L’uomo è un ponte tra l’animale e l’oltre-uomo. L’uomo è una transizione. L’uomo ha il compito di trasformare sé stesso”. Questo sarà l’Ulisse moderno di cui quello omerico rappresenta l’inizio. Ma in altre culture, in Medio Oriente, ai piedi dell’Horeb, si era già affacciato nel frattempo un altro concetto quello  del “SE” inteso come appartenenza ad una stirpe, ad un popolo cui un DIO Unico, diverso in tutto dai molti dei olimpici, consegnerà il suo Libro e la sua Legge.

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