Le origini
La scrittura costituisce la prima grande rivoluzione dei sistemi di comunicazione umana. La sua fase iniziale è chiamata “pittografica” perché rappresenta direttamente gli oggetti: una testa di bue, una parte del corpo umano, una spiga, un giardino ecc. La scrittura compare a partire da circa 5500 anni fa quasi contemporaneamente, in quattro continenti, nel corso di tre millenni: in Medio Oriente, in Egitto, in Cina e nell’America precolombiana, seguendo in genere le stesse tappe dell’evoluzione. In seguito i sistemi subiscono uno sviluppo verso il fonetismo cioè il complesso strutturato di tutti i SUONIpresenti in un dato sistema linguistico. L’evoluzione decisiva avviene, nel XII e XI secolo a. C., nelle città fenicie, dove si sviluppano i primi alfabeti, in cui ogni singolo suono viene rappresentato da un segno.

Le prime scritture nascono nelle società di agricoltori che, da nomadi diventano stanziali e quindi si sono istallati in aree con terreni fertili, per la cui coltivazione era indispensabile una divisione di compiti e ad una gerarchia sociale, che si realizza in città-stato governate da una teocrazia.
In Mesopotamia furono i Sumeri, tra l’odierna Baghdad e la foce del Tigri e dell’Eufrate, a dar vita, intorno al 3200 a.C., alla prima cultura urbana e a inventare la scrittura cuneiforme. La scrittura cuneiforme fu adottata anche dagli Accadi, popolazioni nomadi semitiche.
I più antichi documenti sono tavolette di argilla fatte poi seccare al sole o in un forno rinvenute presso l’antica città di Uruk (odierna Warka), situata nel sud della Mesopotamia (odierno Iraq).
Nella prima metà del III millennio a.C., per evitare ‘sbavature’ nel tracciare linee curve e per velocizzare la realizzazione del segno, gli scribi preferirono imprimere, con uno stilo a punta, a sezione triangolare, tratti rettilinei a forma di cuneo. Dal latino ‘cuneus’ (chiodo) deriva il nome di scrittura cuneiforme.
Giustino Boson, professore dal 1935 di filologia semitica e assiriologia presso L’Università Cattolica, decise di crearsi una piccola collezione privata, acquistando per sé 73 tavolette, che studiò e successivamente donò all’Università.
Le tavolette sono databili al periodo della Terza dinastia di Ur (2112-2004 a.C.) e provengono dagli archivi delle città di Umma (odierna Jokha) e Selluš-Dagan (odierna Drehem), importanti centri amministrativi situati nell’Iraq meridionale, nei pressi della capitale Ur.
I testi sono tutti di natura economica e riguardano:
- prestito di orzo
- distribuzione di orzo e altre derrate alimentari come salari
- liste di personale
- pagamento di imposte in natura
- consegne di diverse derrate alimentari a diverso titolo (farina, latticini, sostanze grasse, birra e simili)
- spedizione di oggetti d’oro dal palazzo reale alla città santa di Nippur.
- provvigioni di viaggio per messaggeri
- comunicazioni di natura commerciale
Le tavolette registrano le attività economiche e i movimenti dei beni del tempio: quindi la scrittura nacque per esigenze pratiche: registrare, contare, classificare beni in una società che aveva superato la dimensione “faccia a faccia” del clan o del villaggio e richiedeva sistemi di registrazione oggettiva dei beni e degli scambi.
Fu la prima embrionale forma di contabilità.
Il limite di questo sistema di scrittura è le necessità di avere tanti segni quante sono le parole; non dà la possibilità di esprimere pensieri, sentimenti, concetti astratti. Perché la scrittura potesse svolgere questi compiti, era necessario che il segno cessasse di avere rapporto con la forma dell’oggetto.
La scrittura era quindi una attività complicata, affidata agli scribi, che significa letteralmente scrivano, amanuense, talvolta, trascrittore.
A quei tempi erano al servizio del Sovrano, cosa che dava a lui ancora maggior potere perché la gente comune era analfabeta.
L’attuale sistema di scrittura è detto “fonetico”, perché ogni segno grafico non indica né cose né concetti, ma suoni. Prima i Fenici (XIV-XIII secolo a.C.) poi i Greci introdussero la forma alfabetica, in cui ogni segno indica una lettera, consonante o vocale, e la cui combinazione rappresenta e comunica cose e pensieri. Non è un caso che siano stati proprio i Fenici i diffusori della scrittura alfabetica, perché erano un popolo di mare dedito al commercio, che aveva bisogno di un sistema di registrazione e di comunicazione rapido e facile, alla portata di un maggior numero di persone.