Il secondo canto dell’Inferno ci mostra un Dante così umano da far quasi tenerezza. Dopo essersi reso conto di non poter proseguire verso il monte che lo avrebbe fatto uscire da quel luogo poco confortevole si aggiunge a passare la notte nella selva e al calar della notte viene assalito dai dubbi.
Molto intensa è di per sé la scena descritta da Dante. Siamo al buio, momento in cui tutti gli animali interrompono le loro attività per andare a dormire, ed è il momento in cui le persone che pensano troppo e riflettono vengono assalite dalla nostalgia e dai dubbi. A volte si ha anche l’impressione che il crepuscolo e il buio ingigantiscano paure e incertezze che si ridimensionano con il sorgere del sole.

Qui Dante paga un tributo a tutti coloro che hanno fatto questo viaggio prima di lui, citando i nomi e facendo atto di umiltà dicendo che la sua paura è dovuto al fatto di non essere all’altezza dei nomi che l’hanno preceduto. A onor del vero, Dante cita solo i nomi che gli interessano, nella storia della Letteratura sono stati molti coloro che hanno svolto questo viaggio ultraterreno; ovviamente Dante non poteva avere la situazione così sotto controllo e poi non era di suo interesse e non era neanche utile ai fini della sua opera.
Ciò che è veramente molto importante, in questo momento della Commedia è proprio questo dubitare. Non siamo di fronti ad un eroe né tanto meno si sta per iniziare una pura e semplice avventura. Dante ci fa capire, attraverso il racconto di quella che vuol sembrare una cronaca, di essere in procinto di iniziare un viaggio che va al di là della possibilità umana, che è un viaggio interiore. Chi fa meditazione sa (e chi non la pratica ha di sicuro sentito dire) che scendere in sé stessi non è così facile e anche lì si corre il rischio di perdersi.
Dante chiederà conforto a Virgilio ma sarà l’apparizione della tanto amata Beatrice a infondere nel nostro poeta il coraggio sufficiente per far cadere ogni dubbio e iniziare questo viaggio. Tre sono le donne che compaiono in questo canto, tre Grazie cristiane che lo proteggeranno e gli permetteranno di vedere e lo guideranno con il loro amore: la Vergine Maria (Grazia preveniente), Santa Lucia (Grazia illuminante) e Beatrice (Grazia operante.
Vediamo insieme chi sono tutti i personaggi che svolgono un ruolo o anche solo vengono citati in questo canto:
- le Muse: figlie di Zeus e Mnemosine (la Memoria), sono divinità in Grecia e hanno una guida d’eccezione, il radioso Apollo. Esse rappresentano la forma pura d’ispirazione dell’Arte e di per sé sono “l’eterna magnificenza del divino” (come dice Walter Friedrich Otto nella sua opera Theophania). In tutto sono nove:
- Clio (colei che rende celebre): è la musa della Storia, ovvero del canto epico; viene rappresentata solitamente con una pergamena in mano, spesso srotolata;
- Euterpe (colei che rallegra): è la musa della Poesia lirica, viene rappresentata con un flauto o le tibie (uno strumento musicale greco);
- Thalia (colei che è festiva): musa della Commedia, la possiamo riconoscere dalla maschera comica, dalla ghirlanda d’edera e dal bastone;
- Melpomene (colei che canta): è la musa della Tragedia, i suoi attribuiti sono la maschera tragica, la spada e il bastone di Eracle;
- Tersicore (colei che si diletta nella danza): musa della Lirica corale e poi la Danza, è rappresentata sempre con una lira;
- Erato (colei che provoca desiderio): è la musa della Poesiaamorosa, successivamente diventerà la musa anche della Geometria e della Mimica, i simboli che la contraddistinguono sono il rotolo e la cetra;
- Polimnia (colei che ha molti inni): musa della Danza rituale e del Canto sacro, ovvero il Mimo, è l’unica delle Muse ad essere rappresentata senza oggetti;
- Urania (colei che è celeste): è la musa dell’Astronomia e dell’Epica didascalica, la possiamo riconoscere perché viene rappresentata con un globo celeste o un bastone (a volte anche solo il suo indice) puntato verso il cielo;
- Calliope (colei che ha una bella voce): musa della Poesia Epica, è caratterizzata da una tavoletta ricoperta di cera e stilo, oppure da un rotolo nella mano sinistra.
- Enea: personaggio che abbiamo già incontrato citato nel primo canto;
- Silvio: è un figlio di Enea, nato dopo la morte del padre. La madre Lavinia, lo nascose in un fitto bosco (selve: da cui deriva il nome Silvio) per paura della reazione del fratello maggiore Ascanio, dopo la morte del quale lo succederà al trono;
- San Paolo: tutti noi conosciamo la storia di questo santo e della sua conversione; per Dante era molto importante essendo stato un teologo cristiano e soprattutto uno scrittore;
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Gustave Doré – Dante e Betrice nella Selva Oscura Beatrice: la storia d’amore platonico tra Dante e Beatrice è diventata mito. Quello che sappiamo è che dopo la morte della ragazza (aveva soli 24 anni) Dante vivrà un momento di grande difficoltà emotiva e psicologica. Beatrice Portinari (per gli amici semplicemente Bice) è la musa ispiratrice della maggior parte dei lavori di Dante;
- Madonna: la Madre per eccellenza, è colei a cui Dante si rivolge per avere protezione in questo viaggio che lo porterà a cambiare e a trovare la Pace di cui tanto ha bisogno sia il nostro poeta sia l’intera umanità;
- Santa Lucia: questa Santa è patrona di molte città e categorie, soprattutto dei ciechi e degli oculisti (anche degli elettricisti); il ruolo di “grazia illuminante” è di vitale importanza per il nostro Dante che deve compiere un viaggio nell’oscuro Aldilà degli Inferi e deve raggiungere l’illuminazione della Verità salendo sino al Paradiso;
- Rachele: è una delle figure che ritornano in tutte e tre le cantiche; per la Chiesa Cattolica è Santa Patrona delle madri che hanno perso un figlio, Dante l’ha lasciata nel Limbo sino alla venuta di Cristo che la porterà in Paradiso insieme alle anime dei giusti che l’hanno preceduto.
Per quanto riguarda l’aspetto geografico, in questo canto Dante cita solo la Città Eterna: Roma.
Pubblicato su Latelier 91 il 13 aprile 2020 (https://latelier91.wordpress.com/2020/04/13/inferno-la-selva-canto-ii/)
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