Dante, nostro guru

Terza parte

Sono tornata, Casimiro, per ricordarti la promessa di parlarmi delle guide interiori che tu vedi nella Divina Commedia.

Ed io sono pronto, cara Genoveffa; entro subito in argomento: Dante delinea più di una guida interiore, la prima che incontra è Beatrice. Ti ricordi il suo ruolo nella vita e nelle opere del poeta?

È la sua donna, da lui amata fin dalla fanciullezza, che poi appunto lo guida nel Paradiso.

Sì, tutti rispondono così, come tanti scolaretti. Ma è interessante soffermarsi sul momento in cui Dante incontra Beatrice nel suo viaggio ultraterreno. 

Nel Paradiso. Ho portato con me la Divina Commedia per seguirti meglio.

Non proprio. L’incontro avviene nel canto trentesimo del Purgatorio e precisamente nel Paradiso Terrestre, mia cara, e non a caso. È il momento della purificazione dell’anima di Dante perché possa entrare nel Paradiso, purificazione stimolata e guidata da Beatrice e conclusasi nel canto successivo.

Quindi la sua donna è una sorta di confessore.

Di più, di più. La trasfigurazione ultraterrena della Beatrice terrena, amata da Dante platonicamente, non è altro che la proiezione, oggi diremmo psicologica, dell’anima di Dante per instaurare un colloquio chiarificatore con il quale lui stesso a poco a poco recupera l’interezza limpida del suo mondo interiore. Dante è un poeta e quindi usa le immagini per comunicare: ha necessità di personificare il colloquio interiore con se stesso ed ecco che Beatrice diventa il simbolo della sua anima-psiche che lo guida in una sorta di auto psicanalisi.

Mi stupisci sempre di più, Casimiro. Ora leggi Dante con le discipline psicologiche del Novecento! Ma continua a raccontare.

Matelda e Dante nel Lete
Gustave Doré

Dante è in colloquio con la sua anima-Beatrice – o psiche, se preferisci – per liberarsi da sensi di colpa e da sregolatezze e passioni che lo hanno deviato dalle virtù, dall’equilibrio. La sua donna infatti lo conduce a ripercorrere la vita intima: aveva scoperto l’anima, splendida e sfolgorante – simboleggiata dall’incontro con Beatrice – e poi ne ha sperimentato l’allontanamento. Il venir meno della sua donna platonica ha spinto l’uomo Dante a corrompersi con le sirene delle soddisfazioni materiali. Ed ora in questo viaggio ultraterreno –  e dentro se stesso – ritrova l’anima che reclama di essere riportata nello splendore e nella bellezza, liberata da complessi e da sensi di colpa, come al primo incontro, quello della scoperta.  Il processo purificatore avviene  ed è condotto da Beatrice; è così doloroso che Dante ha uno svenimento e alla ripresa dei sensi… Cara Genoveffa, che simbolo usa il tuo santone per significare la purificazione  avvenuta di un’anima?

Ah, sì Casimiro, dice che secondo il pensiero orientale l’acqua è l’elemento simbolico del processo per “lavare” la nostra anima.

E appunto Dante si ritrova immerso fino alla gola nel fiume Lete dove Matelda – un’altra guida femminile, un altro pezzo della sua anima che aveva da poco ritrovata, sola, nella foresta e che rappresenta la vita attiva – lo trascina fino all’altra sponda al cospetto di Beatrice; ma prima gli fa ingoiare dell’acqua come conclusione del rito espiatorio. Come…

Ah, ho capito! Come in India le persone che si immergono nel Gange, il fiume sacro; noi occidentali abbiamo retroterra culturali molto simili. È questo che intendi dire?

Dama Velata (1845)
Raffaele Monti

Certamente mia cara, le differenze sono nei dettagli e nelle immagini poetiche. Un particolare importante dell’incontro di Dante con Beatrice-anima: la figura femminile è al di là del fiume ed è velata, non mostra il volto all’uomo-poeta; toglierà il velo solo al cospetto di Dante uscito dal fiume Lete ormai degno di poterla guardare nello sfavillio della sua bellezza spirituale. Vedi, cara, qui vi è una metafora poetico-filosofica dove si incontra la cultura orientale del velo di Maia, cioè l’impedimento che l’essere umano ha davanti ai suoi occhi e che gli impedisce di vedere la sua essenza. In effetti è un ostacolo che ha costruito lui stesso – per non voler vedere la sua anima? – e che lui stesso può rimuovere, se lo vuole. Il tuo santone indiano ti saprà parlarne con cognizione.

Lo interrogherò in merito per sapere la sua opinione; ma allora ritieni che Dante ci dice che la nostra anima o psiche è una guida interiore?

Certamente, e lo si evidenzia dall’incontro con Beatrice, proiezione della sua anima che diventa guida per purificare se stessa. Tu dicevi che leggo Dante con la psicologia del Novecento. Ebbene considera qual è uno strumento a disposizione dell’analisi psicologica di qualsiasi scuola: il sogno. Esso si manifesta con immagini che sono considerati simboli di un travaglio psichico sui quali l’interrogante interviene per portare all’equilibrio chi è in preda a complessi da cui si vuole purificare.
La Divina Commedia può essere assimilata al sogno e la poesia che lo descrive, come ogni opera lirica, utilizza immagini simboliche per manifestare i messaggi. Ecco quindi Beatrice diventare l’immagine tangibile per il lettore dell’anima, della psiche di Dante.

Credo di capire il ruolo di Guru che affidi a Dante. Ma dicevi che vi sono altre guide interiori.

Ritorniamo al tuo santone orientale e alla sua cultura. Non ti parla forse di energia femminile ed energia maschile come due parti del mondo interiore dell’essere umano, due polarità opposte, ma integrantesi?

Sì, e le definisce Yin e Yang, ma non sono limitate alle energie che tu citi.

Psiche abbandonata
Terani

Certamente, gli aspetti sono molteplici, ma nel nostro caso limitiamoci a queste due forze che ogni essere ha dentro di sé. Dante arriva alla fine del suo sogno-viaggio ultraterreno al cospetto dell’Entità Suprema e la sua guida non è più Beatrice, scomparsa prima di arrivare alla Luce Divina, ma San Bernardo, un’energia maschile. Il processo del mondo interiore per “vedere” il Divino, il Sacro, la Vita nella sua accezione spirituale si è compiuto con il concorso degli opposti – femminile e maschile – che si sono integrati nella psiche ormai purificatasi prima di affrontare la parte terminale – la meta – del viaggio-sogno.

Caro Casimiro, mi hai dato chiavi di lettura per rileggere il capolavoro di Dante, non più da scolaretta e con nozioni scontate. Rimani sempre qui, su questa panchina in modo che possa rintracciarti per affrontare altre opere.

Allora a presto, cara Genoveffa.


Consiglio di lettura:
Il Velo di Maia
di Carabelli/Frezzato/Marchetti
Edizioni UNITRE

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